In Principio-Genesi 4.1.
Caino, col sudore della fronte, coltivava il suolo da cui ricavava i frutti del suo lavoro. Abele era pastore e trascorreva tutto il suo tempo nel piacere della contemplazione. Caino intanto faticava e si accaniva nel produrre raccolti sempre più abbondanti. Abele prendeva diletto nel soffiare dentro una canna per ottenere suoni melodiosi. Finché un giorno Caino - giustamente - ‘s’incazzò’ e andò a finire come tutti sappiamo.
Mi domando: sarebbe cambiata la storia dell’umanità se Caino invece di farsi accecare dalla furia dell’ira si fosse disposto a una tregua del suo lavoro per ascoltare in tranquilla distensione la musica di Abele? Se avesse rinunciato a un po’ del suo ‘guadagno’ in cambio di rasserenanti melodie? Peccato, è andata come è andata e Caino è diventato un reietto.
Ma soltanto Lui è il colpevole del crimine per cui il suo delitto pesa ancora su di noi?
O forse Abele, appagato dall’esaltazione del suo nobile spirito creativo, non ha avuto considerazione della fatica di Caino e dell’umiltà che è nel lavoro delle mani?
Nessuno dei due si è posto all’ascolto dell’altro e da quel giorno è andata quasi sempre così. Ora non domandiamoci chi sono oggi i Caini e gli Abeli, chi i colpevoli e chi le vittime. Potremmo commettere ancora lo stesso errore.
Sarebbe meglio provare a capire chi è, dentro di noi, che ci fa agire. Caino o Abele? E se avremo qualche indizio sul prevalere dell’Uno sull’Altro, proviamo a farli dialogare fra di loro. Chissà se diventeremo migliori.
*** Ermanno OLMI, 1931, autore e regista di cinema, Se Caino e Abele..., ‘tuttolibri’, 9 maggio 2009.
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