Sandra Bonsanti, "Il canto della libertà.
Un vecchio professore indica la strada a un gruppo di giovani
che vogliono imparare a vivere"
Chiarelettere, 2016
pagine 91, € 12.00, ebook € 7.99
Testo di presentazione dell'Editore - Citazioni scelte da Mixtura
Si può insegnare la democrazia? Sandra Bonsanti, che con l’associazione Libertà e Giustizia ha combattuto e combatte tante battaglie in difesa dei valori democratici, ci consegna la favola lieve di un vecchio professore e delle sue lezioni in una piccola libreria di quartiere, la bottega di Piero.
Correvano anni difficili, da un lato la guerra e la dura realtà della dittatura, dall’altro l’irresistibile scoperta dei classici, i lirici greci tradotti da Quasimodo, Saffo la decima Musa, la morte di Socrate, le belle parole che un tempo erano anche forti e vigorose perché piene di sostanza: libertà, amore, bellezza, giustizia. Ma quando è accaduto che sono diventate fantasmi? Ci restano solo le ombre di antiche battaglie, di eroi e sfide memorabili. Allora è fondamentale ritrovare i maestri del passato, riscoprire il momento in cui per la prima volta fu pronunciata la parola libertà: fu come un canto tanta era la bellezza che l’espressione voleva comunicare, “Il canto della libertà”.
Una favola senza tempo, un bellissimo gioiello da leggere e da custodire per tener vivo l’esempio, il ricordo, l’emozione della libertà e della democrazia.
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Era citato un passo di Platone che ricordavo anche perché mi aveva sempre un po’ inquietata: «I poeti lirici creano i loro canti [...] in uno stato di divina insanità. [...] E come le Baccanti, quando son fuori di sé, trovano latte e miele nei fiumi, così fanno le anime dei poeti; [...] il poeta è una cosa leggera, alata e sacra, né può comporre, se non sia in furore, e la ragione sia del tutto assente da lui». (Sandra Bonsanti, "Il canto della libertà", Chiarelettere, 2016)
«Mi sono seduto comodamente in poltrona, ho acceso la luce forte che mi serve per leggere i caratteri un po’ invecchiati dal tempo e lì mi sono perso per diverse ore. A partire dalla pagina che contiene un’ode, una Pitica, l’ottava, con alcuni versi in assoluto fra i più belli, famosi e intensi della poesia antica. Furono scritti nel 446 a.C. (quando si tratta di odi per i vincitori di gare riusciamo ad avere anche la data precisa della loro composizione) da Pindaro per il suo amico lottatore. Ecco, ho portato il libro e ora ve li leggo: “Cresce in breve la gioia degli uomini, / ed egualmente a terra precipita / se contrario volere la scuote. / Creature d’un giorno, / che cosa è mai qualcuno, / che cosa è mai nessuno? / Sogno di un’ombra l’uomo. / Ma quando un bagliore scende dal dio, / fulgida luce risplende sugli uomini / e dolce è la vita”. (Sandra Bonsanti, "Il canto della libertà", Chiarelettere, 2016)
Ecco come risponde Teseo all’araldo tebano che chiede: “Il re dov’è di questa terra?”. “Tu cerchi un re: qui non comanda uno solo: / libera è la città: comanda il popolo, / con i suoi deputati, a turno eletti / anno per anno; e privilegio alcuno / non hanno i ricchi: ugual diritto ha il povero.” (Sandra Bonsanti, "Il canto della libertà", Chiarelettere, 2016)
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