venerdì 13 maggio 2016

#MOSQUITO / Ragione, uno stile di vita solo 'calcolante' (Umberto Galimberti)

Dobbiamo arrestare le possibilità del pensiero alla ragione calcolante, alla ragione capace solo di far di conto? Evidentemente no, anche se la nostra società non dà molto credito, anzi emargina chi non entra nel regime della ragione che fa di conto, per cui anche l’artista diventa artista quando entra nel mercato, anche lo scrittore può scrivere quel che pensa solo se il mercato lo accredita.
E allora il male non è che i bambini imparino ad ‘andare al mercato’, ma che dal mercato non sappiano più uscire e non sappiano più vedere le cose del mondo, sia quelle naturali sia quelle create dall’uomo, se queste non assumono il volto di una merce. 
Questo è il ‘pensiero infelice’ di cui la nostra cultura soffre finendo imprigionata in quella che, sempre Weber, nel 1904, chiamava «la gabbia d’acciaio che oggi determina con strapotente costrizione, e forse continuerà a determinare finché non sarà consumato l’ultimo quintale di carbon fossile, lo stile di vita di ogni individuo».
Se non è carbon fossile sarà petrolio, ma cento anni dopo l’avvertimento di Weber la musica non è cambiata. Il nostro stile di vita, che più non conosce il bello ma solo il funzionale, che più non conosce il vero perché si accontenta del verosimile, che non sa più riconoscere le orme del sacro perché tutto ha profanato, né le tracce del dolore che occulta negli scantinati della rimozione; il nostro stile di vita che colloca la gioia nel frastuono, l’amore nel sesso, lo sguardo nella distrazione; il nostro stile di vita soffoca nella ragione fatta calcolo e mercato e scambio e interessi e assicurazioni per conservare quel tesoro che inaridisce: la vita senza più bellezza. 

*** Umberto GALIMBERTI, 1942, filosofo, sociologo, docente universitario, rubrica ‘lettere’, ‘D la Repubblica delle Donne’, 8 gennaio 2005


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