sabato 5 dicembre 2015

FAVOLE & RACCONTI / I due Angeli (M. Ferrario)

I due angeli erano in volo dal mattino e ormai il sole stava tramontando. 
Era il loro primo giorno di viaggio. 
L’Angelo del Paradiso aveva invitato un centinaio di angeli a dividersi in coppie e a cominciare a visitare la Terra per conoscere gli uomini e magari, discretamente, aiutare i più bisognosi. 

La prima notte i due angeli, uno molto giovane e uno molto anziano, ambedue in sembianze umane, bussarono a casa di una famiglia assai ricca. 
Marito e moglie li accolsero malvolentieri: avrebbero voluto che cercassero riparo al paese vicino. Ma l’Angelo Anziano insistette: avevano fatto tanta strada e avevano bisogno solo di poco cibo e di un letto. 
La coppia, a fatica, si lasciò convincere e li fece entrare. Dalla cucina usciva il profumo di pietanze prelibate, che stavano per essere messe in tavola. L’uomo, frettolosamente, chiuse la porta della sala da pranzo, come per nascondere alla vista la tovaglia imbandita. La moglie diede loro un po’ di pane raffermo e una ciotola d’acqua; poi il marito, anziché alloggiarli nella camera degli ospiti, li accompagnò nell’interrato, in una stanza fredda e umida. 

L’Angelo Giovane si guardò in giro e decise ovviamente di offrire al suo collega anziano l’unico pagliericcio, sporco e ormai tutto consumato, che era gettato in un angolo del locale; quindi si raggomitolò sul pavimento, nascondendo la faccia nel bavero della giacca, alla ricerca di un po’ di tepore. 
Prima di addormentarsi, l’Angelo Giovane vide che l’Angelo Anziano aveva notato un piccolo buco nel muro: si era alzato, incuriosito, e aveva esplorato la cavità. Poi si era guardato in giro, aveva trovato prima una grossa pietra e quindi, in un angolo, un mattone. Dopo una decina di minuti l’Angelo Anziano, usando con destrezza uno scalpello e un martello preso tra gli arnesi abbandonati dentro una cassapanca, aveva riparato perfettamente il muro. Forse era ricorso anche a un po’ di ‘magia angelica’, ma il muro a quel punto era liscio e perfetto come mai era stato. Al giovane sembrò uno spreco di fatica, oltre che di ‘magia’: per un locale tanto sciatto e disordinato e per gente così sgarbata. Ma l’Angelo Anziano commentò: «Le cose non sono mai come appaiono».

La notte seguente i due angeli si fermarono presso la casa di un contadino, che l’abitava con la vecchia moglie. Ambedue li accolsero con calore. Sul fuoco, bolliva una pentola, con qualche pezzo di carne e molte ossa. Era la loro cena, ma marito e moglie fecero a gara per dividerla con i nuovi venuti, scusandosi perché non avevano altro, se non due tazze di latte appena munto: la loro mucca, dissero, era ormai l’unica fonte di guadagno e quella sera il latte non poteva che toccare agli ospiti. I due angeli ringraziarono e quando chiesero dove fosse la stalla per passarvi la notte, la donna quasi si offese: nella stalla sarebbero andati lei e suo marito e gli ospiti avrebbero dormito nella loro camera matrimoniale. 
La mattina, l’Angelo Giovane venne svegliato dalle grida del contadino: era disperato. La mucca, il loro unico animale rimasto, era morta. 
Allora il Giovane Angelo corse dal collega anziano, che si era alzato all’alba ed era uscito nei campi, a farsi riscaldare dai primi raggi del sole e a ringraziare il Signore per il nuovo giorno. Con un po’ di irruenza, gli chiese conto di quanto accaduto. 
Ma come: lui aveva aiutato la famiglia ricca e scortese riparandole il buco nel muro e per la famiglia povera aveva lasciato che morisse la mucca? 

L’Angelo Anziano notò che il Giovane Angelo non riusciva a nascondere la sua rabbia. 
Non si scompose e anzi gli sorrise. 
Ripeté: «Le cose non sono mai come appaiono». 

L’Angelo Giovane, nel risentire la frase per lui oscura del giorno prima, frenò un moto di stizza. Fissò negli occhi il collega anziano con aria interrogativa: «Ma che significa che le cose non sono mai come appaiono?».
L’Angelo Anziano, pazientemente, spiegò tutto.
«L’altra notte, nella cantina, in quel buco, c’era un sacchetto pieno di monete d’oro. Quella famiglia, così avida e egoista, non se lo meritava e ho pensato di sigillare il muro: così quell’oro resterà nascosto per sempre. Ieri sera, mentre dormivamo nel letto del contadino, l’angelo della morte è venuto per prendersi la moglie. Gli ho detto di portarsi via la mucca al suo posto. Capisci adesso cosa intendo quando dico che le cose non sono mai come appaiono?».

*** Massimo Ferrrario, I due Angeli, 2012-2015, per Mixtura. Riscrittura di una famosa favola anonima.

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