"Eh ma io dico rettore perché il ruolo è neutro".
Il.ruolo.è.neutro.
Cosa vuol dire, esattamente? E maestra, regina, segretaria, operaia, cassiera, infermiera o uno qualunque di tutti i ruoli e mestieri che decliniamo normalmente al femminile, in che cosa differiscono da rettrice o ministra o ingegnera?
Chi eccepisce in questo modo, di solito pensa di dire una cosa scientificamente sensata: eh, il ruolo è neutro... Ma raramente si sofferma sul vero senso delle proprie parole.
Certo che il ruolo, quando se ne parla in maniera astratta, può essere nominato per brevità al maschile: il ruolo di re, il compito del professore, i doveri del ministro. Per brevità, per chiarezza, per convenzione (quando non è possibile un circonlocuzione magari semanticamente neutra).
Altro è quando ci si riferisce a una persona specifica, di cui si sa il genere, o almeno lo si presume: il ruolo di re prevede questo e quello, la regina Elisabetta ricopre egregiamente tale ruolo. La poltrona di sindaco di Roma è in questo momento occupata dalla sindaca Raggi. Non è difficile.
Secondo me, appellarsi alla neutralità del ruolo non ha nessun senso rispetto all'uso dei femminili previsti dalla nostra lingua.
Ribadisco: a mio avviso, l'unica differenza tra infermiera e ingegnera e tra maestra e ministra è che ai primi siamo abituati, ai secondi no.
*** Vera GHENO, sociolinguista, facebook, 17 novembre 2020, qui
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