andremo insieme, lo promettemmo un tempo
sul tarassaco negli occhi gialli di un merlo.
lasceremo a casa le buone mogli
e ce ne andremo a pescare il verso,
quello che il fiume impreca sulle pietre
quando inciampa nella notte scura.
E forse in tutta notte non prenderemo nulla.
Ma gocce d’acqua cadranno nell’erba
come lacrime di principesse
dal bosco uscite scalze.
E forse in strada ti domanderanno
Maestro, a quando un libro nuovo?
E tu gli dirai dopo il diluvio
se ci sarà un bel fango.
E forse i cieli si impietosiranno
e ci scroscerà nella poesia e nelle scarpe,
nubi fredde come trote maculate
ci sorvoleranno le teste.
E daremo al vento il nome di Jaromír
e torneremo sull’acqua allegra.
*** Jan SKÁCEL, 1922-1989, poeta cecoslovacco, Il vento di nome Jaromir, da Il colore del silenzio, Metauro, 1966 traduzione di Annalisa Cosentino, in 'nazione indiana', 8 gennaio 2005, qui
https://en.wikipedia.org/wiki/Jan_Sk%C3%A1cel
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