lunedì 27 gennaio 2020

#SPILLI / Il voto emiliano-romagnolo (Massimo Ferrario)

La voleva liberare. Si è liberata. 
Non da chi la amministra da sempre. Ma da chi si era arrogato il titolo (insultante) di liberatore.

L'Emilia Romagna ha imposto il primo stop sul piano nazionale a Matteo Salvini: Stefano Bonaccini e la sua coalizione (ma il governatore uscente-e-rientrante ancor più dei suoi partiti alleati, con oltre il 3% guadagnato dal voto disgiunto) hanno fermato la Lega ai confini della regione. Dimostrando, con risultati evidenti del passato e concreti programmi per il futuro, che il leader leghista, il quale si era intestato la campagna elettorale della (inesistente) candidata Lucia Borgonzoni accampandosi ossessivamente sul territorio per oltre un mese, si può fermare.
Certo, la presenza leghista comunque attestatasi al 32% in una regione-simbolo come questa non va dimenticata e anzi, confermando il rischio corso, risottolinea la insistente e pervasiva ‘tossicità’ del tempo politico che stiamo vivendo. Ma il mancato sfondamento rappresentato dalla tanto agognata conquista della presidenza della regione è una vittoria che, purtroppo, non era così scontata.

Tuttavia, ora, nessuna esaltazione. La destra, nella sua versione più becera ed estrema, resta abbondantemente tra noi: l'Italia non è l'Emilia Romagna. Però la sconfitta, chiara e netta, di Salvini nella sfida emiliano-romagnola, anche per i toni ultimativi da referendum personale che il capo leghista aveva dato a quella che era diventata la sua battaglia delle battaglie, è un fatto a tutte maiuscole che almeno tiene aperto l’orizzonte.

Intanto un grazie va riconosciuto al movimento delle Sardine per aver giocato un ruolo fondamentale: ‘pre-politico’ e di sana ‘ecologia sociale’, tra l’altro sicuramente contribuendo a spingere il dato della partecipazione (67,7%) a quasi il doppio della tornata elettorale del 2014.
Adesso c'è solo da augurarsi che Mattia Santori e le sue giovani e meno giovani Sardine resistano alla tentazione di farsi partito, tappandosi le orecchie di fronte al canto delle sirene che da subito, sempre più insinuanti e fascinose, faranno intravvedere possibili future alleanze o addirittura integrazioni, più o meno ‘ad personam’, in nuovi 'campi sinistrorsi' che si fantastica di costruire.

*** Massimo FERRARIO, Il voto emiliano-romagnolo, per Mixtura


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