Lei cominciò a implorare pietà: se sparavano a lei
che lasciassero vivere il bambino.
Era vicina a uno steccato tra il ghetto e dove vivevano i polacchi
e oltre lo steccato c’erano dei polacchi pronti a prendere il bambino
e stava per passarglielo quando era stata presa.
L’SS le tolse il bambino dalle braccia
e le sparò due volte,
e poi tenne il bambino in mano.
La madre, sanguinante ma ancora viva, strisciò fino ai suoi piedi.
L’SS rise
e squarciò il bambino come si lacererebbe uno straccio.
Proprio in quel momento passò un cane randagio
e l’SS si inginocchiò per accarezzarlo
e prese un po’ di zucchero da una tasca
e lo diede al cane.
*** Charles REZNIKOV, 1894-1976, poeta statunitense, IV, Ghetti, 8, da Holocaust, Black Sparrow Press, Santa Barbara, 1975, traduzione di Andrea Raos, in ‘la dimora del tempo sospeso', 6 settembre 2007, qui
Anche in 'losguardopoIetico', 273, 10 marzo 2014 (pubblicazione a circolazione limitata)
https://en.wikipedia.org/wiki/Charles_ReznikoffIn Mixtura ark #SguardiPoietici qui
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