Al buffet della colazione di qualsiasi albergo puoi osservare da dove nascono la gran parte delle dinamiche che si sviluppano sul web e sui social. Le persone arrivano di fronte al sovraccarico di dolci, salumi, tipi di pane, marmellate, lieviti, ecc. e hanno quasi tutte lo stesso comportamento: prendono un piatto, incominciano a dare un’occhiata, osservano cosa stanno facendo gli altri... è in quel momento che inizia a montare l’indecisione: partire dai lieviti, però no, una fetta di prosciutto ci sta, e le torte? Li vedi così oscillare tra un vassoio e l’altro mentre buttano l’occhio, prendono qualcosa, poi tornano sui loro passi per prendere altro. Quasi sempre finiscono col riempire il piatto così tanto che la colazione si riduce a uno sbocconcellamento di tante cose diverse che lascia dietro di sé molti avanzi e anche una certa dose di insoddisfazione. Solo pochi li vedi arrivare alla colazione preparati: dopo alcuni istanti di ricognizione nella grande varietà, puntano verso alcune pietanze, si fanno il loro piatto di misura ragionevole, si accomodano e se lo mangiano.
Mi sono chiesto in cosa differiscono le due tipologie. All’inizio potrebbe sembrare una questione di decisione/indecisione, secondo quell’idea per cui se c’è troppa scelta è un problema (è un’idea un po’ fascistella a dire il vero, quasi a voler sostenere che la libertà è meglio tarparla così si evitano problemi).
Riflettendoci poi sono arrivato alla conclusione che non è la troppa scelta ma il suo contrario: ce n’è troppo poca, cioè le persone fanno fatica a dare un senso, un ordine, alle loro scelte. E non dipende solo da fattori caratteriali o emotivi, ma da qualcosa di più profondo. Di solito rientrano nella tipologia “selezionante” nelle colazioni degli alberghi i viaggiatori frequenti per lavoro, gli sportivi, le persone che ci tengono alla linea, le persone con qualche problema di salute. Ognuna di queste persone sceglie per due motivi: perché è in una certa condizione (sta lavorando, è in allenamento, ha un problema di salute) e ha uno scopo (lavorare meglio, ottenere risultati di allenamento, migliorare la salute). Insomma la decisione scaturisce dalla consapevolezza su ciò che si è (identità) e la si prende in vista di ciò che si vuole diventare. Sono questi due fattori a fare la capacità di scelta.
E la quantità sovrabbondante di opzioni non compromette questo processo, anzi lo valorizza. Quando non ci sono tante possibilità il problema è più nascoso, ma è lì. Non si sta meglio quando si vede meno: ci si adegua a ciò che è stabilito da altri, ma comunque non si sceglie.
È proprio grazie alla sovrabbondanza di possibilità invece che ci stiamo accorgendo di quanto poco, di fronte a un sovraccarico di contenuti o di cibi, ci ricordiamo di porci l’unica domanda che porta a scelte veramente libere: chi sono e cosa voglio essere?
La questione quindi non è tanto limitare le possibilità di scelta per fare ordine (la tentazione autoritaria), quanto piuttosto riconoscere i nostri limiti (chi siamo e cosa vogliamo essere) per mettere in ordine le nostre scelte.
Insomma: per me uova e bacon senza alcun dubbio. Deducete voi chi sono e cosa voglio essere...
#diariopendolare
*** Bruno MASTROIANNI, filosofo ed esperto di comunicazione, facebook, 14 luglio 2018, qui
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