mercoledì 8 novembre 2017

#SENZA_TAGLI / Sicilia, elezioni e M5S (Enrico Mentana)

Se fossi nei panni di un eletto del m5s non sarei affatto dispiaciuto del risultato conseguito in Sicilia dalla lista del movimento (pari al 26,6%), e ancor di più dal suo candidato governatore. Cancelleri ha ottenuto l'8% in più rispetto alla lista: una performance formidabile, che equivale a oltre 205mila voti. Ma per raggiungere Musumeci che ha vinto ce ne sarebbero voluti altri 108mila, un'impresa fuori portata. E ancora più grande è il distacco tra i numeri del m5s e quelli della coalizione vincente: complessivamente 296mila voti, oltre 15 punti percentuali. 
Non era possibile vincere per Di Maio e i suoi, e per questo non capisco cosa e chi abbia potuto illuderli del contrario, fino a farli parlare a botta calda di "vittoria infangata" o merito esclusivo "degli impresentabili" Se gli impresentabili fossero davvero in grado di veicolare militarmente centinaia di migliaia di voti il problema non sarebbero loro, ma i siciliani. Puoi offendere gli eletti, ma non gli elettori. 
Nei panni dei 5 stelle avrei fatto notare che la loro lista ha preso più del doppio dei voti di quella del Pd, e Cancelleri quasi il doppio di Micari, e che almeno un terzo degli elettori che hanno votato per le liste del centro-sinistra hanno preferito poi barrare la casella del candidato governatore m5s piuttosto che quella del loro candidato. 
E per questo motivo oggi Luigi Di Maio potrebbe ben dire di non avere alcun interesse a incontrare in tv Renzi, ma semmai Berlusconi o Salvini. Il suo problema è però che la sfida l'ha lanciata proprio lui, e non un anno fa ma solo tre giorni prima del voto siciliano. E ricevuto il sì di Renzi ha scelto - pubblicamente - anche il luogo del duello e l'arbitro. 
La coerenza, in politica, è moneta fuori corso: non ho abbastanza spazio per citare tutti i protagonisti che, dopo una sconfitta, annunciarono il loro ritiro, e poi sono restati o tornati. E lo stesso Renzi non più tardi di un anno fa, annunciava il suo addio se avesse perso il referendum. E siccome si è liberi solo se si denunciano tutte le incoerenze e gli impegni non onorati, grandi o piccoli che siano, non c'è dubbio che anche la fuga dal duello di Di Maio lo sia. 
Poi i corifei possono inneggiare alla furbata, alla mossa perfetta: ma come si vede in queste ore la sfida mancata permette a chi non ama Di Maio - dentro e fuori il movimento - di tirare in ballo paura dell'ultima ora, errore iniziale nel proporre il duello, calcolo sbagliato sulla vittoria elettorale siciliana e cattivi consigli ricevuti. E invece proprio in Sicilia, pur perdendo, il movimento di Grillo ha dimostrato una cosa che ancora non è stata messa in evidenza: che un buon candidato, come evidentemente era Cancelleri, può superare la logica delle coalizioni. Per una partita elettorale nazionale che si giocherà per un terzo sui collegi uninominali è un segnale che il m5s dovrebbe ben analizzare.

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TvLa7, 'facebook', 7 novembre 2017, qui


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