Gianfranco Pasquino, "Il No positivo.
Per la Costituzione. Per le buone riforme.
Per migliorare la politica e la vita"
Edizioni Epoké, 2016
pagine 102, € 12,00, ebook € 3,11
Quando il No non è conservazione
Un'introduzione, 23 capitoli, una chiusura.
Si tratta di articoli recenti comparsi sulla stampa quotidiana, ma anche in pubblicazioni più 'defilate' e specialistiche, che hanno per tema la riforma costituzionale e la legge elettorale.
Come dice il titolo del libro (Il no positivo), il no fa da motivo conduttore: un no netto, tagliente, limpido e sempre abbondantemente argomentato. Ma è un no 'aperto': come si usa dire, 'costruttivo'. Perché le possibili alternative alle scelte - pessime secondo l'autore - compiute dal ceto politico attuale, esistono; e nella ventina di testi qui raccolti sono anche adombrate. Sono del resto ispirate alla ricca produzione 'critica' che Gianfranco Pasquino, politologo di lungo corso, tra i più autorevoli studiosi del sistema politico italiano, ha sviluppato negli anni.
Una conferma, questa, che smentisce l'accusa che chi è contro 'queste' riforme sia contro 'il' cambiamento e dimostra invece che esiste da sempre, robusto e competente, un riformismo che ostinatamente ha tentato di proporre negli anni 'altre' soluzioni, senza limitarsi ad accettare supinamente, in beata (secondo chi accusa, anche beota) conservazione, lo stato delle cose.
E' vero: a questo riformismo serio e impegnato, costituito da studiosi preparati e con uno sguardo capace di comparare sistemi internazionali, imparando anche da qui tutto ciò che può essere imparato e trasferito, si può imputare di non essere riuscito nello sforzo di farsi ascoltare. E' tuttavia certo che per essere ascoltati occorre qualcuno che ascolti: e la politica, cui alla fine, in campi come questo, è demandato il compito di produrre risultati, una volta di più, ha manifestato più sordità che attenzione (almeno finché non ha deciso, con leggerezza e ignoranza, di lanciare propagandisticamente il 'cambiamento-comunque' come riforma).
Chi vuole farsi sollecitare da un pensiero 'intelligente' (nel senso più propriamente etimologico: 'che sa cogliere i nessi senza rinunciare alla profondità') ha due ore utili da impiegare: per confrontarsi, tra l'altro, con una scrittura ampia e rotonda, che mentre fa provare momenti di godimento estetico per il rimando al periodare dell'italiano più classico (finalmente!), sa produrre chiarezza anche su argomenti tecnici, senza rinunciare a battute di ironia tagliente e stilettate verso il mondo della politica, talvolta pure verso qualche collega.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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Decisamente conforme al dettato costituzionale è stato il referendum del giugno 2006. Chiesto dal centro-sinistra contro le revisioni costituzionali formulate e approvate dalla maggioranza di centro-destra (56 articoli modificati), il referendum costituzionale, per il quale nessuno adoperò l’aggettivo confermativo, essendo ben altre le conseguenze desiderate e prevedibili, ebbe uno svolgimento da manuale. Al quesito se approvavano le modifiche, il 61 percento del 52 per cento di elettori andati alle urne risposero “no”. Neppure in questo caso, vi furono politici, capi di partito o governanti (nell’aprile 2006 l’Unione di centro-sinistra aveva vinto le elezioni ed era fortunosamente tornata al governo) che sfruttarono la campagna elettorale per accrescere il loro prestigio e/o potere politico. Nessuno si intestò la vittoria. (Gianfranco Pasquino, "Il No positivo. Per la Costituzione. Per le buone riforme. Per migliorare la politica e la vita", Edizioni Epoké, 2016)
Da decenni ormai non possono esserci dubbi sul fatto che il “dispositivo” più efficace nella stabilizzazione del governo e del suo capo, punto da ritenere, è il voto di sfiducia costruttivo inventato dai Costituenti della Repubblica federale tedesca nel 1949 e importato dagli spagnoli quando scrissero la loro Costituzione democratica nel 1977.
Ho spesso sottolineato che dal 1949 ad oggi ci sono stati meno Cancellieri in Germania che Primi ministri nel Regno Unito. Credo sia utile aggiungere che anche i capi di governo in Spagna e i loro governi sono stati straordinariamente stabili. Le difficoltà attuali di dare vita ad un governo in Spagna attengono ad un’altra sfera, quella del sistema dei partiti, e potrebbero anche essere ricondotte a una legge elettorale molto vantata e suggerita da coloro che oggi appoggiano l’Italicum come un toccasana che il mondo ci invidierà. Interrogato perché non avesse proposto il voto di sfiducia costruttivo, Renzi rispose che non glielo avrebbero lasciato fare. Mentre riflettiamo, con qualche scetticismo, su questa affermazione, siamo obbligati ad aggiungere un non piccolo particolare: il voto di sfiducia costruttiva si accompagna a sistemi elettorali proporzionali. Certamente non si accompagna a sistemi elettorali che, grazie al premio di maggioranza, mandano in Parlamento una maggioranza assoluta il cui leader dovrà essere prescelto come capo del governo. In condizioni normali, la sostituzione di quel capo di governo è impensabile. (Gianfranco Pasquino, "Il No positivo. Per la Costituzione. Per le buone riforme. Per migliorare la politica e la vita", Edizioni Epoké, 2016)
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