martedì 13 settembre 2016

#MOSQUITO / Adattarsi, non sempre è bene (Neil Postman)

«Nel prossimo millennio», racconta Nicholas Negroponte nel libro Being Digital, «ci ritroveremo a parlare quasi più con le macchine che con gli uomini. Ciò che sembra preoccupare di più è l’autocoscienza di parlare con oggetti inanimati». Negroponte riconosce l’autocoscienza, ma ne è infastidito. Prevede un tempo in cui potremo parlare alla maniglia di una porta o ad un tostapane e predice che, nel farlo, proveremo una sensazione certo non più sgradevole di quella che si prova parlando ad una segreteria telefonica. Non dice nulla su come potremmo cambiare se ci mettessimo a parlare alle maniglie delle porte (e non ha idea di come sia tutt’altro che gradevole parlare in una segreteria). A lui interessa solo che ci si ‘adatti’ al futuro tecnologico. Non pone mai la questione di che cosa significhi, in termini psichici e sociali, adattarsi. Tutti sono più o meno in grado di adattarsi a qualsiasi cambiamento: i soldati si adattano ad uccidere, i bambini si adattano a rimanere senza padre, le donne riescono ad adattarsi ad un abuso. Sono sicuro che finiremo per abituarci a parlare più con le macchine che con gli uomini. Ma questa non è una risposta. E’ l’origine di una domanda; di molte domande, anzi.

*** Neil POSTMAN, 1931-2003, sociologo statunitense, Come sopravvivere al futuro, 1999, Orme editori, Milano, 2003.


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