Il turista occidentale era curioso di conoscere il Sapiente della Grotta.
Tanto insistette che riuscì a farsi condurre da lui da un amico buddista.
Era un’eccezione: in genere il Sapiente non riceveva visite e amava vivere in una grotta, sempre rigorosamente solo, ai lati di un vecchio monastero, dove passava le giornate a meditare.
Partirono all’alba.
La strada era lunga e irta di difficoltà.
C’era da attraversare un bosco e da superare un monte.
Il turista aveva con sé uno piccolo zaino: poche cose per mangiare e bere e un sacco a pelo, per le due notti, una all’andata e una al ritorno, che avrebbero dovuto trascorrere all’aperto.
Giunsero alla grotta al tramonto.
I raggi dorati del sole e il clima tiepido, percorso da una brezza che solleticava la pelle, creavano un’atmosfera morbida, che suggeriva un sentimento di pace e armonia.
L’amico buddista precedette il turista, avvicinandosi con cautela alla Grotta e cercando di usare la massima discrezione nel contatto con il monaco.
Si fecero entrambi ripetuti inchini e si sorrisero.
Poi, l’amico confidò al Sapiente che il turista sarebbe stato onorato di conoscerlo.
Il Sapiente uscì dalla grotta e unì le mani in segno di benvenuto.
Il turista si inchinò al Sapiente.
Trascorsero lunghi attimi di silenzio.
Il turista era confuso.
Non sapeva che dire.
Guardò il monastero, poco distante.
La vallata inondata dalla luce del tramonto.
Uccelli che volavano a gruppi per il cielo.
Gettò l’occhio nella grotta.
Si intravvedeva l’interno, spoglio: una brandina, dei libri, un tavolaccio, un po’ di formaggio, due foglie di insalata.
Anche per rompere l’imbarazzo del silenzio, il turista domandò al Sapiente, indicando la grotta:
«E’ tutto quello che avete?».
Il Sapiente sorrise.
Fece cenno allo zainetto del turista.
«E questo, è tutto quello che portate con voi?».
Il turista assentì.
Si sentì in dovere di precisare:
Si sentì in dovere di precisare:
«Sono in viaggio. Di passaggio».
Il Sapiente annuì muovendo il capo:
«Già».
Fece una pausa.
Poi aggiunse, sempre sorridendo:
«Anch’io».
«Già».
Fece una pausa.
Poi aggiunse, sempre sorridendo:
«Anch’io».
*** Massimo Ferrario, Il Sapiente della Grotta, 2013-2016, per Mixtura - Riscrittura di un aneddoto riportato da Walter Anderson, giornalista e saggista statunitense, Corso di fiducia in se stessi, 1997, Corbaccio, Milano, 1998. L’autore dichiara che la storia gli è stata raccontata da Elie Wiesel (1928-2016), scrittore statunitense di cultura ebraica e di lingua francese, sopravvissuto all'Olocausto.
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