La notizia è di un mese fa.
Ma in facebook c'è chi ancora si strappa le vesti per la condanna comminata dal Tribunale di Brescia al giornalista Piero Ostellino per un paio di articoli del 2013, quando ancora scriveva sul 'Corriere della Sera'. Secondo questa sentenza, pare che Ostellino debba risarcire 140 mila euro a due magistrate del collegio giudicante del "caso Ruby".
Naturalmente la reazione, sedicente liberale e sedicente moderata, trova modo di ripetere, 'more berlusconiano', il ventennale 'j'accuse' contro la magistratura, ritenuta una casta chiusa, illiberale, politicizzata.
Non ho parenti giudici e non faccio l'avvocato difensore di nessuno, men che meno dei magistrati tirati in ballo.
Per quanto ho capito, tuttavia, mi pare ovvia una distinzione: un conto è esprimere un'opinione e un conto è accusare con precisione, come sembra essere avvenuto, 'certi' giudici di avere condannato Berlusconi sulla base di un semplice pregiudizio ideologico. In questo secondo caso, o si portano prove, oppure, avendo indicato con evidenza i giudici ritenuti colpevoli di parzialità e non avendo svolto un discorso sulla magistratura in generale, si rischia la condanna.
Leggo infatti dai giornali: "In pratica, Ostellino accusava di eversione le giudici che secondo lui avrebbero con quella sentenza, per ragioni politiche, provato a eliminare in via giudiziaria un personaggio contro il quale nutrivano dei preconcetti". (qui)
Che libertà non sia licenza dovrebbe essere scontato anche (forse soprattutto) per liberali che abbiano a cuore la libertà e il rispetto delle persone.
Vedo che c'è chi sollecita solidarietà per Ostellino.
Forse esistono cause ben più fondate.
*** Massimo Ferrario, 'facebook', 7 marzo 2016
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