mercoledì 16 settembre 2015

#RITAGLI / Transizione, impararla (Serenella Panaro)

Nel mio lavoro di Coach sono spesso in contatto con chi - a un certo punto del proprio percorso di carriera - si trova a vivere fasi delicate e di profonda trasformazione, ovvero quelle della transizione professionale.
Fasi che possono riservare opportunità e crescita immense, ma al tempo stesso, anche profondo patimento…non ce lo neghiamo!

Cosa vuol dire transizione?
 Etimologia: ← dal lat. transitiōne(m), deriv. di transīre ‘passare’.
Passaggio da uno stato, da una condizione, da una situazione a un’altra

E’ innegabile quanto tutti coloro che la sperimentano (e lungo l’arco di una vita professionale siamo chiamati tutti a sperimentarla, prima o poi e anche più di una volta), sperino che la stessa condizione di transizione evolva, non li accompagni a lungo tenendoli come sospesi, ma appunto….passi - il più velocemente possibile - fino a ricondurli a un nuovo stato, più definito, possibilmente soddisfacente e più semplice da gestire a livello emotivo.

Durante la transizione infatti viviamo delle condizioni critiche, d’instabilità, perché la situazione precedente, o in cui ancora siamo nostro malgrado, non ci sta più comoda, o non è più possibile o confacente alle nostre esigenze di vita, e un nuovo stato ancora non è raggiunto, per diversi motivi: non sappiamo quale potrebbe essere, non riusciamo a focalizzarlo, ma sappiamo che deve esserci da qualche parte, e speriamo, prima o poi - più prima che poi - di riuscire ad individuarlo ed iniziare a muoverci verso di esso
Lo abbiamo individuato, sappiamo cosa vogliamo raggiungere, ma non sappiamo come.

Le fasi di transizione sono moltissime nella vita (del resto la vita stessa è un passaggio).
Tra queste in particolare:
* Transizione dallo studio al lavoro. La maggiore preoccupazione dei neolaureati (che a volte addirittura li rallenta sul finire del percorso, poco prima di ottenere il titolo) è l’ipotesi di passare da una condizione di studente a quella di “precario” o “inoccupato” anziché di “lavoratore”. Da uno “status” che ha un suo valore a livello di identità (domanda: “Cosa fai?”- risposta “ Sono un studente di…”), a un altro status vissuto con un segno meno (-) o di incompletezza, di carenza, e che non vogliamo ci rappresenti (domanda: “Cosa fai?” - risposta “al momento niente, cioè sì…cerco lavoro, ma….”).
* Transizione da un lavoro ad un altro, o da un settore ad un altro. Rimettersi in gioco, ricominciare, in alcuni casi anche riazzerando tutto quanto abbiamo appreso, mina sempre la nostra zona di comfort. E’ vero, spesso genera molte nuove energie, ma di certo anche stress. Quindi si tratta di un passaggio delicato, che va gestito.
* Transizione da un ruolo ad un altro. Ad esempio, chi passa per la prima volta alla conduzione di un gruppo di persone, viene sospinto da un forte entusiasmo, da una bella sfida, personale, ma anche dal timore intimo di non essere sufficientemente adeguato, autorevole, attrezzato per gestire gli altri, motivarli nel corretto modo e ottenere riconoscimento.
* Transizione dal lavorare in patria al lavorare all’estero. Questa tipologia di transizione, può avvenire in tutte le fasce d’età e di expertise professionale. In molti casi viene fatta in coppia o con lo spostamento di un intero nucleo familiare. Gli effetti, in tal caso, sono moltiplicati per tanti quanti sono i componenti che si spostano, e che devono reinvestire la vita e la professione altrove,  assumendo connotazioni e sfumature del tutto individuali per ciascuno, a fasi alterne e non sempre coincidenti. Una transizione quindi che non va sottovalutata, e che merita di essere preparata, accompagnata, per aprirci realmente ai tanti lati positivi che reca con sé.
* Transizione dalla condizione di lavoratore a quella di disoccupato. In questo caso è chiaro che l’impatto stressogeno può essere davvero rilevante. In un mercato del lavoro stagnante, questa condizione può durare diversi mesi, lunghissimi e faticosi da gestire a livello di energie, emozioni ma anche di sopravvivenza economica.

Posto che di transizioni ce ne possono essere di diverso tipo e qui ho analizzato solo le più frequenti con cui mi trovo a lavorare, i fattori più rilevanti, a mio avviso, in tali situazioni di “passaggio”, sono... (...)

*** Serenella PANARO, consulente, Business and Career Coach, Nel mezzo del cammin..., 'linkedin.com/ pulse', 6 maggio 2015 

LINK, articolo integrale qui

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