sabato 5 settembre 2015

#MOSQUITO / Archetipi e paranoie collettive (Luigi Zoja)

[D: Perché dovremmo fidarci degli archetipi, non sono costruzioni arbitrarie?]
«Non dobbiamo affatto fidarci. Immagini a cosa ha portato la manipolazione dell'archetipo eroico del XX secolo. Purtroppo gli archetipi - e i miti che su essi si costruiscono e i sogni in cui si manifestano - "ci agiscono" , che lo si voglia o no». 

[D: In che senso ci agiscono?]
«Pensi all'innamoramento passionale. Può sconvolgere la nostra vita, anche se nessuno ce l'ha insegnato. E così, potrei dire per la passione politica. Omero - che fu il più profondo degli psicologi - dice che Zeus manda agli uomini sogni veri e sogni falsi. Intendo dire che non si debbono prendere alla lettera i sogni, gli archetipi, i miti. Dovremmo però essere coscienti della loro influenza su di noi. Prendere sul serio la loro potenza anche se sono irrazionali. Meglio, proprio perché sono irrazionali e sfuggono al nostro controllo, sarebbe bene conoscerli».

[D: C'è un'irrazionalità individuale e un'irrazionalità collettiva. Quest'ultima appare oggi oltremodo dilagante. Lei si è occupato, si occupa, di paranoie collettive. Intanto perché di questa sua predilezione?]
«La paranoia mi sembra infinitamente più interessante delle altre patologie psichiche proprio perché può collegarsi alle crisi della società. Oggi, ad esempio, ci preoccupiamo delle nuove psicopatologie alimentari: ma un'anoressica affetta dal delirio di essere grassa non fonda un partito il cui programma è di pesare 30 chili».

[D: Vuole dire che la sua resta una perversione individuale?]
«Certo. Invece il delirio di Hitler secondo cui gli ebrei erano la causa dei mali del mondo divenne un programma politico. La paranoia - ha questo di caratteristico - si trasforma facilmente in infezione psichica collettiva».

[D: Dietro la paranoia si nasconde minaccioso il problema del male]
«Per il paranoico il male corrisponde sempre ad altre persone che gli sono antipatiche o addirittura che non conosce ma elegge a nemico. Pensi agli immigrati: i dati dicono che senza di loro l'economia si fermerebbe, ma questo non impedisce che facciano paura». 

[D: E che sulla paura si possa ampiamente speculare] 
«È sotto i nostri occhi il comportamento di certi politici. Ma la sola razionalità non ferma i pogrom o i linciaggi. Un discorso paranoico ha un potenziale seguito larghissimo: nutre quelli incapaci di autocritica. Il guaio è che in tempi particolarmente critici questi ultimi possono diventare la maggioranza».

[D: C'è una relazione tra mass media e paranoia?]
«Ci sono due aspetti: la stampa prima, i mezzi audiovisivi poi, ci hanno consegnato l'immenso regalo dell'informazione capillare. Ma per diventare di "massa" la comunicazione spesso semplifica il rapporto bene-male. Crea un capro espiatorio, un nemico pubblico. Tenga conto che questo fu lo stile e l'essenza del messaggio delle esperienze totalitarie». 

[D: E in democrazia?]
«Parlerei di una "paranoia soft" che coesiste con il sistema democratico creando però disinformazione». 

*** Luigi ZOJA, psicoanalista di matrice junghiana, saggista, intervistato da Antonio Gnoli, "Siamo vittime di noia e paranoia e non viviamo più di miti universali", rubrica 'straparlando', 'la Repubblica', 30 agosto 2015

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