(...) Non sono uno storico, ma le evidenze mostrano che le religioni più antiche sono state religioni politeistiche con divinità di entrambi i sessi, spesso ispirate a fenomeni naturali. Più avanti l'organizzazione della società è diventata più complessa, i sistemi di potere hanno sentito l'esigenza di tutelarsi, e così in Medio Oriente è nato il monoteismo, da cui poi si sono evolute le religioni abramitiche. Senza dimenticare che anche Roma e la Grecia non sono state esattamente tolleranti nei confronti del dissenso religioso, pensiamo alle persecuzioni del culto dei Baccanali, dei cristiani, degli ebrei o dei druidi.
[D: In genere si trattava di persecuzioni giustificate dalla necessità di mantenere il potere...]
Esattamente, ma proprio questa è la motivazione di tutte le persecuzioni religiose.
Noi siamo abituati a leggere la Bibbia senza notarlo, ma lo scrittore Steve Wells si è preso la briga di contare quante sono le persone uccise da Dio durante tutta la narrazione, e si arriva alla cifra di 24 milioni. Per avere un riferimento, le persone uccise da Satana nella stessa narrazione sono 60.
(...) Certamente non mi sogno di dire che la religione generi la violenza. Però la storia ci mostra che spesso i potenti si sono alleati con il dio maschio dominante. E quando nella religione si fa strada la psicologia del maschio dominante, combattere la violenza diventa impossibile. Come si fa a contrastare la volontà dell'essere più potente dell'universo? Come esprimere il dissenso, quando andare contro il volere di dio è considerato blasfemia?
[D: Però nei comandamenti c'è scritto «non uccidere». E almeno formalmente quello del cristianesimo è un dio di pace]
È vero che i comandamenti invitano a non uccidere, e nella Bibbia come in altri testi sacri ci sono precetti moralmente apprezzabili. Ma si riferiscono ai membri della tribù, della comunità, non all'umanità in generale. Anzi, spesso i nemici sono etichettati come non umani, per rendere più accettabile l'idea di sterminarli senza pietà. Pensiamo solo che la prima cosa che fa Mosè quando scende dal Sinai è uccidere tutti quelli che hanno commesso peccati durante la sua assenza. La Bibbia è piena di stragi, rapimenti, stupri. Nel Nuovo Testamento la violenza è meno presente, ma accanto agli inviti alla mitezza non mancano minacce contro i non credenti. Nel Vangelo di Giovanni si legge: «Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia. I tralci che danno frutto li pota perché portino più frutto. Il ramo che non rimane unito alla vite non può dare frutto. Questi rami sono raccolti, gettati nel fuoco e bruciati». D'altronde la Chiesa ha sempre combattuto e sterminato popolazioni in nome di Dio. Pensiamo a quello che è avvenuto in Sud America con i conquistadores.
[D: Un tema che lei sente particolarmente vicino...]
I miei genitori sono arrivati negli Stati Uniti dal Messico scappando dalla rivoluzione messicana. Io sono quello che si definisce un mestizo, le mie origini sono in parte ispaniche e in parte native americane. E questo mi ha portato a riflettere in modo particolare sui conquistadores: alcuni dei miei antenati sono stati costretti a inginocchiarsi di fronte agli uomini della croce, sono stati massacrati e imprigionati, le donne sono state violentate. Si, credo che questa vicenda abbia influenzato il mio modo di guardare alla religione.
(...) [D: Lei sostiene che in qualche modo le divinità che ci siamo creati possono limitare il potenziale umano. In che senso?]
Una delle mistificazioni trasmesse dalla fede è l'idea che la conoscenza sia un peccato: le religioni tendono a sopprimere la cultura, il pensiero critico. In Texas, dove insegno, ci sono molti che non credono nell'evoluzione, il Board of Education ha cercato di inserire nei libri di testo tesi creazioniste. Ma se non riconosco l'evoluzione, come posso spiegare le tendenze violente che ci portiamo dietro dai nostri antenati? Per riuscire a costruire una società più gentile è indispensabile capire da dove veniamo. Questa è una delle maggiori limitazioni imposte dalla religione: credo che battersi per il diritto alla conoscenza sia fondamentale.
(...) Se analizziamo le statistiche, vediamo che le popolazioni più laiche, come i paesi scandinavi o l'Olanda, sono anche quelle che tendono ad avere un'organizzazione sociale più sana, in termini di stabilità politica, assenza di discriminazioni di genere, equità sociale, assistenza sanitaria. Il fatto che le caratteristiche che rendono più sane questa società sembrino in controtendenza rispetto a quelle di una religione che impone, per esempio, la subordinazione delle donne dovrebbe farci riflettere.
(...) [D: Pur denunciando l'intolleranza della religione, lei afferma di non avere niente contro l'idea di far parte di una realtà più grande di noi. Qual è il suo atteggiamento personale in proposito?]
Nella mia famiglia ci sono molti cattolici, alcuni sono atei e altri sono vicini a quella religione della Natura in cui credevano i miei antenati. Io personalmente non mi riconosco in alcuna religione: la cosa più vicina a un sentimento religioso che provo è un senso di unità con il mondo naturale. Ma non credo che questo abbia qualcosa a che vedere con un dio in forma umana, un maschio dominante e punitivo.
*** Hector A. GARCIA, psicologo clinico statunitense, ricercatore presso l'università del Texas, autore di Alpha God. The psychology of religious violence and oppression, Prometheus Book, 2015, intervistato da Paola Emilia Cicerone, estratto da 'Mente & Cervello', marzo 2015.
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