Più che un vizio, l'invidia è un meccanismo di difesa, un tentativo disperato di salvaguardare la propria identità quando si sente minacciata dal confronto con gli altri. Un confronto che l'invidioso da un lato non sa reggere e dall'altro non può evitare, perché sul confronto si regge l'intera impalcatura sociale. [...]
Non possiamo conoscere noi stessi se non confrontandoci con gli altri, per cui al fondo di ogni valutazione di noi, c'è sempre qualcuno con cui ci siamo confrontati. La dinamica di una società è l'effetto di questa spinta comparativa. E chi dalla comparazione si sente diminuito ricorre all'invidia per proteggere il proprio valore attraverso la svalutazione degli altri. [...]
Tra invidia e superbia c'è una sottile parentela dovuta al fatto che il superbo, se da un lato tende a superare gli altri, quando a sua volta viene superato non si rassegna, e l'effetto di questa non rassegnazione è l'invidia.
*** Umberto GALIMBERTI, 1942, filosofo, psicoanalista, da da I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, 2009, in 'libriantiochionline.com', qui
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