Leggevo i miei foglietti, dettavo appunti, e davanti a me c’era il vuoto di trenta ragazzi che facevano altro, pensavano ad altro, svanivano. E allora mi lanciavo in discorsi penosi sull’importanza della cultura, sulle parole dei poeti che cambiano la vita, sulle radici del futuro, ma lo capivo anch’io che erano prediche insopportabili, l’aria fritta e stonata di un vecchio trombone. Loro volevano solo sapere quanto avevano preso al tema, era importante solo il voto da mostrare ai genitori come merce di scambio. I voti non sono niente, dicevo, nessun poeta vorrebbe che un ragazzo venisse interrogato sui suoi testi, vorrebbe solo vederlo piangere o volare: i voti sono tutto, rispondevano.
*** Marco LODOLI, 1956, scrittore, giornalista, insegnante, Il preside, Einaudi, 2020
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