E poi c'è lei.
Non so se in ogni classe ce ne sia una, ma senz'altro c'è in tante.
L'idealista. Quella che ci crede. Quella che odia le ingiustizie, che promuove raccolte di rifiuti in giardino, si batte per i compagni un po' bistrattati a ricreazione da quelli più grandi.
All'inizio non puoi non adorarla: lei con quei suoi occhietti vispi, col suo entusiasmo che ti fa credere che il domani non sia tutto così nero come dicono.
Ma poi piano piano accade qualcosa. La sua presenza inizia ad essere qualcosa di ingombrante. Non sapresti dire bene cos'è, ma sai che vicino all'adorazione c'è anche una specie di senso di fastidio. Impercettibile eh, ma c'è. Quando magari hai dei pensieri e la lezione ti viene un po' uno schifo. Quando ti scappa di essere precipitoso in un giudizio.
Gli occhi, sono. Come ti guardano. Come te li senti addosso.
Quell'ombra di delusione che li offusca e che sembra dirti: ehi, cosa stai facendo?
E così ieri ero molto stanco, la bambina ha una brutta tosse che mi ha fatto dormire poco, sono arrivato a scuola senza energie, e ho fatto abbastanza pena diciamolo.
Capita. Sarebbe figo dire che non capita mai, ma capita.
E quegli occhi, lì. E dentro di me: fastidio. Proprio forte, stavolta, mi veniva quasi da dirle Ehi, basta guardarmi così, sono umano anch'io!
E poi ho capito che invece no. Che non è per il suo entusiasmo e il suo idealismo che io la adoro.
È per il fastidio. È per come mi fa sentire quando non do quello che dovrei dare. Perché è quello che ti tiene sveglio, vigile.
Vivo.
E in questo lavoro qui i punti di contatto con l'amore sono tanti, ma uno forse è proprio questo: che i ragazzi hanno lo stesso potere che hanno le persone che ami, i figli, il tuo uomo, la tua donna: e cioè riuscire con niente, anche solo con uno sguardo storto, a spingere il tuo cuore quando si ferma un po', a dargli una scossa.
A darti un motivo per essere migliore.
*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 21 febbraio 2020, qui
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