Sono stato, poco tempo fa, a Codogno, che non conoscevo: bella cittadina, splendida villa in città, evento di successo, cena elegante.
Da lì, isolato in casa come tutti i suoi concittadini, mi ha chiamato uno di coloro che erano stati presenti all’incontro e mi ha chiesto come affrontare la situazione.
Degli aspetti igienico-sanitari non ho detto nulla, per incompetenza (ho evitato l’espressione “me ne lavo le mani”…). Circa la questioni esistenziali gli ho dato tre consigli. Eccoli.
1) Non parli del coronavirus, per evitare la pandemia delle chiacchiere ignoranti, che è il vero rischio nel mondo d’oggi.
2) Recuperi il tempo perduto: chiacchieri con i figli, con i quali so che ha qualche problema, non per educarli ma per ascoltarli; metta a posto la soffitta e – con essa – testimonianze e ricordi da gustare e in parte poi gettare via; faccia l’amore senza fretta (la bella moglie lamentava l’esser sempre via del marito).
3) Immagini almeno 5 ‘no’ da dire nel prossimo futuro, per iniziare a uscire da quello che con me ha chiamato “il meccanismo che mi stritola”.
Forse 14 giorni di domiciliazione coatta saranno insufficienti. Ma è importante invertire certi trend, riappropriarsi di sé stessi e delle relazioni con gli altri, introdurre gradualmente micro-cambiamenti che poi tendono ad auto-alimentarsi.
Magari la nuova peste che viene dalla Cina porterà dei benefici, come è capitato a noi italiani col Decamerone di Boccaccio, figlio della fuga in villa di baldi giovani che scappavano dalla (vera) pandemia della metà del Trecento.
*** Enrico FINZI, sociologo, fondatore e direttore di 'Sòno Human Tuning', Codogno, blog 'Sòno', 25 febbraio 2020, qui
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