Mi era sempre piaciuto, la mattina presto, osservare in silenzio una tela dove non avevo ancora tracciato un segno. Avevo chiamato quel rito "zen della tela". Era ancora bianca, eppure non si poteva dire che fosse vuota. Su quella superficie candida si nascondevano le cose che sarebbero emerse in seguito. Osservandola con attenzione si intuivano le molteplici possibilità che prima o poi si sarebbero concretizzate. Adoravo quell'istante. L'istante in cui ciò che esiste e ciò che non esiste si confondono.
*** Murakami HARUKI, 1949, scrittore giapponese, L'assassinio del commendatore. Libro secondo, traduzione di Antonietta Pastore, Einaudi, 2018, citato in facebook, 1 aprile 2019, qui
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