Il Foglio è un rispettabile giornale che da tempo fa una sua battaglia editoriale e politica, proponendosi come voce di congiunzione tra Forza Italia (o il "centrodestra moderato", come direbbero loro) e il Pd renziano (o se preferite blairiano, insomma purgato da ogni traccia di socialismo e sostanzialmente liberal-liberista in economia).
Il Foglio da un paio d'anni interpreta la dialettica politica come scontro a due tra "populisti" e "liberali"; nel primo bigoncio mette ugualmente Bernie Sanders e Salvini, Podemos e Le Pen, Corbyn e Orban; nel secondo insieme mette il suo idolo Macron, più Berlusconi e Renzi, con un po' di Merkel e un occhio a Bonino.
Il Foglio in sostanza è nella scia di quanti non riconoscono più una differenza tra destra e sinistra, individuando la geografia politica solo nello scontro tra "liberali" e "populisti".
Tutto ciò per dire che il medium è stato tutt'altro che neutro, nella scelta di Calenda. È stata un'adesione (non sorprendente, peraltro) a una precisa interpretazione del reale, a una definita lettura del presente: non esistono più destra e sinistra, ci sono populisti contro liberali.
Si tratta, ripeto, di una posizione rispettabile, per quanto a mio avviso molto semplificatoria, schematica e anche un po' superata (i cosiddetti "liberali" ormai hanno perso, l'alternativa a Salvini e Le Pen non sono più loro).
Ma questo solo a mio avviso, naturalmente: chi è convinto che Salvini e Le Pen si combattano con il blairismo e il renzismo (che li hanno causati) ha trovato in Calenda il suo vessillifero.
*** Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, facebook, 28 giugno 2018, qui
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