Il sogno di mio nonno era un Parlamento in cui sedevano, vicini, operai e docenti universitari, pastori e avvocati, netturbini e costituzionalisti, ciabattini e dottori.
Lui, ignorante, abbandonata la scuola quand'era a malapena capace di firmare e scrivere, s'era industriato da solo: leggeva ogni giorno, comprava due quotidiani e studiava i testi sacri del Partito, s'incaponiva su Marx e imparava a memoria la Divina Commedia. In una cosa credeva, che valeva per le persone come per le nazioni: la spinta a migliorarsi, ad andare oltre, ad apprendere, dovunque e da tutti.
Credo che per servire lo Stato ci voglia - quali che siano gli studi che hai fatto - questo particolare diploma, questo imprescindibile corso di laurea: la volontà di conoscenza.
Ecco perché sono sciocchi quelli che prendono in giro chi non ha studiato, e sono sciocchi allo stesso modo quelli che del fatto di non aver studiato fanno una bandiera, dell'ignoranza un vanto e della diffidenza per i sistemi della conoscenza un sistema.
Mio nonno li prenderebbe tutti a colpi di legno. Poi prenderebbe una lavagnetta, si metterebbe accanto a loro e direbbe: allora, oggi impariamo.
Ciao nonno Stefano, sapessi quante cose mi hai insegnato.
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