Ora anche molti economisti che si erano definiti tecnottimisti cominciano a riconoscere che «stavolta è diverso»: nelle rivoluzioni precedenti le braccia dell’agricoltura erano passate all’industria e quando anche qui erano arrivati i robot, quelle delle fabbriche erano emigrate verso lavori di maggior contenuto cognitivo. Ma ora l’intelligenza artificiale comincia a sostituire anche molte mansioni intellettuali degli addetti ai servizi e di varie categorie di professionisti: analisti, medici, commercialisti, agenti di viaggio, giornalisti, perfino avvocati. Le diagnosi di cancro e l’individuazione della terapia più appropriata per ogni singolo paziente cominciano a essere fatte, anziché dall’oncologo, da Watson, il supercomputer di IBM che aveva esordito nel 2011 battendo gli umani nel videoquiz Jeopardy!. Ma ormai ci sono anche i tribunali americani nei quali l’entità di una pena e quella della cauzione da pagare per rimettere un imputato a piede libero vengono decise servendosi dell’intelligenza artificiale, mentre le arringhe difensive vengono costruite utilizzando la capacità del computer di scandagliare la casistica giudiziaria scovando i processi basati su casi simili e analizzando i risultati ottenuti dagli altri avvocati. E poi gli articoli scritti da giornalisti-robot e molto altro ancora (IBM sta sviluppando versioni di Watson per le biotecnologie, la farmaceutica e l’editoria). Nessuno può dire con precisione fin dove arriverà questo processo di sostituzione, se e quanto sarà possibile salvare posti di lavoro insegnando all’uomo a lavorare meglio in simbiosi con le macchine (per ora Watson viene presentato come un collaboratore dell’oncologo al quale, però, resta solo da controllare la correttezza della diagnosi e delle terapie prescritte). E, comunque, non si può ignorare il rischio di terremoti sociali e politici: se l’impoverimento dell’America di mezzo ha prodotto il fenomeno Trump, cosa potrà accadere quando l’autista-robot sostituirà i tre milioni e mezzo di americani che si guadagnano da vivere guidando un veicolo, sia esso un camion o un taxi?
*** Massimo GAGGI, 1953, giornalista, saggista, Homo premium. Come la tecnologia ci divide, Laterza, 2018
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