Sette tesi sul populismo
(1) - Il populismo non è né la parte autentica della moderna politica democratica né una specie di patologia causata da cittadini irrazionali. È l’ombra permanente della politica rappresentativa. Esiste sempre la possibilità che un soggetto parli in nome del «popolo vero» per contestare le élite potenti. (...) I populisti non si oppongono al principio della rappresentanza politica; insistono soltanto di essere gli unici rappresentanti legittimi.
(2) - Non tutti coloro che criticano le élite sono populisti. Oltre a essere antielitari, i populisti sono antipluralisti. Sostengono di essere gli unici a poter rappresentare il popolo. Tutti gli altri candidati politici sono essenzialmente illegittimi, e chi non sostiene i populisti non fa veramente parte del popolo. Quando sono all’opposizione, i populisti insisteranno inevitabilmente nel bollare le élite come immorali, mentre il popolo è un’entità morale e omogenea che non può sbagliare.
(3) - Spesso può sembrare che i populisti pretendano di rappresentare il bene comune come desiderato dal popolo. A un più attento esame, si scopre che ciò che importa ai populisti non è tanto il prodotto di un reale processo di formazione della volontà o di un bene comune comprensibile a chiunque provvisto di buonsenso, quanto piuttosto una rappresentazione simbolica del «popolo vero» da cui è poi dedotta la politica corretta. Ciò rende la posizione politica di un populista immune alla contestazione empirica. I populisti possono sempre opporre il «popolo vero» o la «maggioranza silenziosa» ai rappresentanti eletti e al risultato ufficiale di un voto.
(4) - Anche se spesso i populisti pretendono referendum, questi non sono destinati ad avviare processi aperti di formazione democratica della volontà tra i cittadini. I populisti vogliono semplicemente essere confermati in quella che hanno già stabilito come la volontà del popolo vero. (...)
(5) - I populisti possono governare, ed è probabile che lo facciano in linea con la loro adesione di fondo all’idea di essere gli unici rappresentanti del popolo. Concretamente, si impegneranno nelle pratiche volte a occupare lo Stato, al clientelismo di massa e alla corruzione, oltre che alla soppressione di qualunque cosa che assomigli a una società civile critica. Queste azioni trovano un’esplicita giustificazione morale nell’immaginario politico populista, dunque possono essere dichiarate apertamente. (...)
(6) - I populisti dovrebbero essere criticati per quello che sono, ossia un pericolo reale per la democrazia (e non solo per il «liberalismo»). Ma ciò non significa che non li si debba coinvolgere nel dibattito politico. Parlare con i populisti non equivale a esprimersi come loro. È possibile prendere seriamente in considerazione i problemi che essi evidenziano senza accettare il loro modo di dipingerli.
(7) - Il populismo non rappresenta una misura correttiva per la democrazia liberale nel senso di avvicinare la politica al popolo o anche di riasserire la sovranità popolare, come talvolta rivendica. Tuttavia, può risultare utile per dire chiaramente che parti della popolazione non sono affatto rappresentate (l’assenza di rappresentanza può riguardare interessi o identità, o entrambi). (...)
*** Jan-Werner MÜLLER, 1970, politologo tedesco, Che cos'è il populismo?, 2016, Egea, 2017
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