Entrambi erano stati condannati per violenza a due ragazze, ma il re doveva ancora stabilire la pena.
Intanto languivano in carcere.
Uno era un adolescente di meno di vent’anni. L’altro era un uomo di mezza età.
Il primo riuscì a farsi amico il capo dei guardiani, che gli confidò che sua maestà stava per decidere delle loro vite: da quanto aveva saputo a corte, uno dei due, ma non sapeva chi, sarebbe stato castrato e l’altro avrebbe avuto la testa tagliata.
Il giovane non perse tempo.
Finse subito un malore terribile ai testicoli. Si lamentò per un giorno intero e per tutta la notte. La mattina venne chiamato il medico del carcere, che lo visitò: senza trovargli apparentemente nulla.
Ma lui insisteva: diceva che provava un dolore insopportabile. Si buttò per terra e chiese pietà. Il medico, a questo punto, decise per un intervento chirurgico, che eliminasse i testicoli. Il giovane acconsentì, trattenendo la gioia.
Passò una settimana e arrivò il giorno della celebrazione del compleanno del re.
In quel giorno, il re manifestava la sua benevolenza anche commutando le pene ai condannati. Scelse alcuni tra i carcerati che avevano le pene più pesanti e, tra gli altri, chiamò a corte anche i due condannati e li graziò.
«Siete liberi», annunciò solennemente il funzionario.
L’uomo di mezza età esultò e si inchinò per baciare l’anello del funzionario, augurando lunga vita al re.
Il giovane iniziò a imprecare e a maledire il destino.
Il funzionario gli si avvicinò e gli chiese come mai non fosse felice:
«Sei stato graziato. Potevi morire, invece sua maestà ti concede la vita. Forse non hai capito?».
Il giovane non smetteva di imprecare.
Ce l’aveva con il compagno di carcere:
«Lui ha salva la vita e io ho perso i testicoli.»
Il guardiano, sorridendo, fece un cenno al funzionario: come per dirgli che poi gli avrebbe spiegato.
Intanto, per eseguire la volontà del re, liberò entrambi i condannati dai ceppi con cui erano stati condotti a corte.
Quindi si avvicinò al funzionario e gli mormorò qualcosa all’orecchio.
Il funzionario scoppiò in una risata che risonò per tutto il salone.
Il re, che stava conversando con la regina, si sorprese e volle sapere dal funzionario cosa fosse accaduto.
Naturalmente il funzionario obbedì immediatamente.
Allora anche il re non riuscì a trattenere il riso.
Poi fece chiamare il giovane, che ancora tutto scuro in volto, stava lasciando il palazzo.
E gli disse:
«Forse avrai imparato: nella vita le pagine non vanno mai invertite. Mai leggere la ‘pagina-dopo’ prima della ‘pagina-prima’».
*** Massimo Ferrario, Mai invertire le pagine, 2014-2017, per Mixtura. Riscrittura di una favola famosa, probabilmente di origine africana, riportata anche da Jean-Claude Carrière, Il circolo dei cantastorie. Storie, storielle e leggende filosofiche del mondo intero, 1998, Garzanti, Milano, 1998.
Anche in 'pensieri&sorrisi per il 2015', dicembre 2014, comunicazione a circolazione riservata.
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