In caso di crisi è facile sentirsi paralizzati. E avere la sensazione che “quella” crisi sia diversa da ogni altra crisi possibile. In realtà, tutte le crisi hanno, per il fatto stesso di apparirci come tali, alcune caratteristiche in comune: sono improvvise. Scardinano un ordine costituito. Ci appaiono drammatiche. Chiedono decisioni rapide, che portino a un cambiamento e all’instaurarsi di un nuovo equilibrio.
Il crisis management è una disciplina nata negli anni Ottanta, con l’obiettivo di prevenire, gestire o rimediare disastri industriali o ambientali. Ma l’idea di “crisi” è molto, molto più antica.
È falso che l’ideogramma cinese wēijī significhi contemporaneamente “crisi” e“ opportunità”: vuol dire “momento cruciale” e non ha connotazioni positive. Insomma, significa “crisi”, e basta.
È invece vero che parola “crisi” che usiamo noi in occidente rimanda all’idea di scegliere e di separare: il termine greco κρίσις in origine si riferisce alla trebbiatura e al separare il grano dalla paglia. Nei secoli la parola assume una quantità di ulteriori significati. rimanda al distinguere e al giudicare, alla discontinuità e al collasso, al cambiamento improvviso, al trauma. (...)
*** Annamaria TESTA, pubblicitaria, saggista, In caso di crisi. Quattro cose che conviene sempre fare, 'nuov oeutile', 30 giugno 2016
LINK articolo integrale qui
In Mixtura altri 33 contributi di Annamaria Testa qui
Nessun commento:
Posta un commento