Il nuovo sindaco di Londra ha vietato i cartelloni pubblicitari che portano la bellezza a spasso sugli autobus o la ostentano sui muri della metropolitana. Al cospetto del poster di una modella, le sue figlie adolescenti si sentono inadeguate e lui intende proteggerle da ogni discriminazione basata sull’aspetto fisico. Chiederò al sindaco di mandare al rogo le pubblicità dei maschi forniti di criniera leonina: mi sento discriminato nella mia calvizie. E quelle che reclamizzano oggetti di lusso, perché anche la visione di una fuoriserie fa sentire inadeguato chi non è in condizioni di permettersela.
Il politicamente corretto pensa di proteggere le persone più deboli edulcorando la realtà, anziché rendendole più forti. Nessuno sottovaluta gli effetti nefasti che le modelle anoressiche producono sugli adolescenti. Ma in genere la bellezza fa parte della vita e non può essere oggetto di censura. Altrimenti si innesca un processo al cui culmine c’è la decisione di mettere il velo alle statue. Il problema non sono i cartelloni. È la mancanza di autostima di chi, guardandoli, li paragona a sé stesso e ne soffre.
Ma non è vietando la pubblicità di un’icona ritoccata che si insegna a una ragazzina ad accettare la propria affascinante e irripetibile normalità. Si fa prima e meglio ad ascoltare le sue paranoie fino a dissiparle. La censura dei cartelloni è tanto più ridicola se pensata a tutela di una generazione che vive con lo smartphone a tracolla. La misura del sindaco finisce così per proteggere da paragoni avvilenti soprattutto gli adulti, che però la questione del loro posto nel mondo dovrebbero averla già risolta, si spera.
*** Massimo GRAMELLINI, giornalista e scrittore, E' la vita, bellezza, 'La Stampa', 16 giugno 2016, qui
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