Il sapere psicoanalitico non è il sapere della scienza, ma del soggetto, è quel sapere cui conduce, come ha dimostrato Freud, non la scienza, ma l’isterica, quell’isterica che egli ha saputo ascoltare mettendo da parte il sapere della Scienza del suo tempo.
Per questo il sapere della psicoanalisi non può che sfuggire alla possibilità di costituirsi come un sapere compiuto, e definito in un discorso che abbia il rigore delle Scienze così come le conosciamo.
«Non possiamo immaginare la psicoanalisi come una disciplina che possa essere insegnata e appresa come la fisica, la chimica o l’agronomia, tanto per fare qualche esempio, cioè come un complesso di nozioni definite, suscettibili di essere trasmesse mediante l’ausilio del pensiero logico che, una volta apprese, possano essere, più o meno prontamente e correttamente, utilizzate; detto altrimenti, non pensiamo che la psicoanalisi sia assimilabile ad una qualsiasi disciplina scientifica e professionale che prepari uno studente all’esercizio di un mestiere o di una professione. In realtà, sebbene sia anche una professione che dà da vivere a chi la esercita - il caso del suo inventore è emblematico al riguardo - rimane portatrice di una specificità epistemica che la rende non assimilabile del tutto né alle altre professioni né alle altre discipline scientifiche o umanistiche. È per questo motivo che la sua trasmissione, anche al livello dell’insegnamento della teoria, non può effettuarsi nella forma di un’esposizione conclusa della dottrina ma abbisogna di una continua riflessione che implica una riscoperta di qualcosa che ogni volta deve avvenire di nuovo.» (Conrotto, 2000)
Questa particolare posizione della psicoanalisi attiene soprattutto alla cura nel senso che è proprio questo che fa dell’analisi una cura, una cura non solo del tutto singolare, ma anche paradossalmente una cura molto efficace, in quanto non è nella standardizzazione secondo i canoni precostituiti della scienza e dei modelli di salute previsti che essa poggia la sua efficacia, quanto sul fatto che essa, al contrario, è una cura “fuori-canone” in quanto, disponendosi ad essere risposta alla domanda del soggetto, lo ascolta, tant’è che è solo la psicoanalisi ad aver potuto permettere di recuperare il valore del sintomo, da disturbo da eliminare, a discorso soggettivo da ascoltare e decifrare.
*** Egidio T. ERRICO, psicoanalista, Il sapere della psicoanalisi non è il sapere della scienza, 'facebook', 28 giugno 2016, qui
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