Emilio Gentile, "Il capo e la folla.
La genesi della democrazia recitativa"
Laterza, 2016
pagine 227, € 19,00, ebook € 10,99
Rischio di una 'democrazia recitativa'
Un excursus storico, ampio e chiaro, sul potere delle folle e dei capi e, in particolare, un focus preciso e critico sulla democrazia, come concetto e prassi: dalla Grecia classica alle rivoluzioni francese e americana, fino ai grandi personaggi del 900, da Mussolini e Hitler a De Gaulle e John Fitzgerald Kennedy.
Emilio Gentile, autorevole studioso di storia contemporanea, allievo di Renzo De Felice, massimo storico del fascismo, sviluppa qui, con rigore e ampiezza di documentazione, ma senza appesantimenti accademici, un affresco coinvolgente su come le folle possano essere nemiche della democrazia e ridurre gli individui a gregge comandato dal padrone di turno.
Ogni pagina del testo fa pensare, ma particolarmente interessanti risultano essere, a valle della cavalcata storica, le considerazioni sul tempo attuale, in cui sempre più il rischio di una 'democrazia recitativa' diventa realtà.
Il fatto che le nuove tecnologie comunicative, capaci di trasformare manipolativamente l'informazione in propaganda, siano sempre più al servizio di una tendenza 'leaderistica' che personalizza la politica, spacciando il 'comando' per 'guida' e così soffocando i principi e gli ideali ogni giorno decantati di democrazia, è acquisizione fatta propria da parecchi analisti contemporanei, non solo italiani. Ma rimettere il dito, con enfasi e argomenti convincenti, su questi processi, ricordando anche le origini storiche, meno nobili di quanto spesso si creda, aiuta a capire quanto di vecchio (e di pericoloso) c'è nel nuovo. E l'invito, implicito nel testo, a mantenere un atteggiamento ragionato di allerta costituisce un merito indiscutibile dell'autore.
In sostanza, un libro che ha il pregio di rinfrescare conoscenze importanti anche a chi non è del tutto digiuno di questi temi e comunque di provocare in tutti riflessioni sempre più indispensabili se si vuole contrastare la tendenza attuale.
Del resto la strada di allargare e sviluppare il potere dei cittadini, troppo spesso ridotto a pura forma e vuota retorica, pare essere obbligata, se si intende ridare anima e sostanza a uno strumento, la democrazia, che, come è stato detto, resta «la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora» (Winston Churchill).
*** Massimo Ferrario, per Muixtura
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Folla e massa sono parole affini, come mostra la loro etimologia. Folla deriva dal verbo latino fullare: pigiare, pressare l’uva, la lana, un tessuto. Massa viene dall’identico termine latino, che significa “pasta”, analogo alla parola greca maza, nome di una focaccia d’orzo con olio e acqua derivante dal verbo massein (“impastare”). Folla e massa, come metafore di una materia amorfa da plasmare, indicano le moltitudini umane coinvolte nella politica, evocando nello stesso tempo l’azione esercitata su di esse dai capi che le guidano. (Emilio Gentile, "Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa", Laterza, 2016)
In un regime democratico, la personalizzazione del potere non produce necessariamente la dittatura di un capo, così come la politica di massa non sempre coincide con il consolidamento della democrazia. Conoscere il comportamento dei capi e delle folle nelle epoche del passato può aiutare a comprendere i capi e le folle della politica di massa nel tempo in cui viviamo. E soprattutto a riflettere sull’attuale tendenza a trasformare il “governo del popolo, dal popolo, per il popolo”, come lo definì Abraham Lincoln nel 1863, in una “democrazia recitativa”, dove la politica diventa l’arte di governo del capo, che in nome del popolo muta i cittadini in una folla apatica, beota o servile. (Emilio Gentile, "Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa", Laterza, 2016)
La personalizzazione della politica e del potere negli attuali regimi democratici suscita reazioni contrastanti. C’è chi spera che possa essere un ricostituente per una democrazia in crisi perché assicurerebbe governabilità e decisioni rapide; altri temono invece che sia un veleno mortale per la democrazia rappresentativa, perché trasforma il “governo del popolo, dal popolo, per il popolo” in una democrazia recitativa dove i protagonisti sono il capo e la folla, l’uno sempre più dotato di potere, l’altra sempre più ridotta a moltitudine votante, plaudente e persino acclamante, ma del tutto priva di influenza sul potere e sulle decisioni del capo.
La democrazia recitativa non nega la libera scelta dei governanti da parte dei governati, ma la rende irrilevante per la politica del capo dopo l’elezione al governo. Simile alla democrazia criticata dagli antichi greci, la democrazia recitativa contemporanea è una raffinata forma di demagogia, che vorrebbe far apparire la democrazia del capo e delle folle la migliore fra le migliori forme di governo. Mentre, nella realtà, può essere la peggiore fra le peggiori, perché opera per mantenere i governati in una condizione permanente di folla apatica, beata o beota, simile alle gioiose famiglie degli spot pubblicitari, incapace persino di accorgersi di vivere in una democrazia recitativa dove la libertà, come la scelta e la revoca dei governanti, è solo una delle parti assegnate in copione. Nel 2004 l’inglese John Dunn, teorico della politica fra i più autorevoli del nostro tempo, si domandava se la forza «con cui la democrazia si è recentemente imposta» non rappresenti «per caso solo un’illusione». La democrazia recitativa potrebbe essere la pessima risposta affermativa alla sua domanda, lasciando sopravvivere una pratica meramente illusoria del “governo del popolo, dal popolo, per il popolo”.
La democrazia recitativa, per sua stessa natura, è una democrazia in folle. Mentre la democrazia rappresentativa, la migliore fra le peggiori, è come un’auto che può andare avanti o indietro, cioè può migliorare o peggiorare, la democrazia recitativa, la peggiore fra le peggiori, è come l’auto in folle su una giostra, che gira continuamente su se stessa in una sorta di inerzia dinamica, che va avanti solo per tornare sempre indietro. In tale situazione sorgono forti dubbi sulla consistenza reale della democrazia del nostro tempo, se la democrazia, come diceva Lincoln, è il “governo del popolo, dal popolo, per il popolo”. (Emilio Gentile, "Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa", Laterza, 2016)
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