Sulla qualità del nostro cervello siamo tutti molto permalosi. Accusare il prossimo di essere debole di reni, o di polmoni, o di cuore, non è un reato; definirlo debole di cervello invece si. Essere giudicati stupidi, e sentirselo dire, è più doloroso che sentirsi definiti golosi, bugiardi, violenti, lussuriosi, pigri, codardi: ogni debolezza, ogni vizio ha trovato i suoi difensori, la sua retorica, la sua nobilitazione ed esaltazione, ma la stupidità no. [...]
«Stupido» è una parola forte e un insulto cocente: forse è questa la ragione per cui, in tutte le lingue e soprattutto nei dialetti, il termine possiede una miriade di sinonimi, più o meno eufemistici, come avviene per le parole attinenti al sesso e alla morte.
*** Primo LEVI, 1919-1987, scrittore, poeta, testimone dei lager, L'altrui mestiere, Einaudi, 2018, anche in 'libriantichionline.com', qui
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