lunedì 14 dicembre 2020

#MOSQUITO / Gesuanesimo e Cristianesimo (Vito Mancuso)

A partire da san Paolo l’idea cardine di Gesù che era il regno di Dio scomparve pressoché completamente, l’annuncio venne modificato e Gesù divenne il messaggio, non però nella sua umanità concreta, ma solo in quanto «vittima immolata». Nacque così una religione che non a caso venne denominata non in base al nome di Gesù, ma in base al titolo attribuitogli da altri, cristianesimo per l’appunto e non gesuanesimo, e il cui simbolo non poteva che essere il crocifisso. 

Il cristianesimo sostiene di richiamarsi a Gesù, ma in realtà non si basa sull’annuncio originario di Gesù (il regno di Dio), ma sull’annuncio posteriore di altri che fecero di Gesù l’Agnello immolato. Il centro del gesuanesimo era il regno di Dio, la trasformazione della storia, la trasvalutazione dei valori; il centro del cristianesimo divenne la croce in quanto morte espiatrice dei peccati e la risurrezione nell’attesa della sua venuta. Il centro della religione di Gesù era la giustizia («cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia»); il centro del cristianesimo divenne la giustificazione («tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù»). La giustizia è una condizione che posso raggiungere da me, la giustificazione mi viene sempre concessa da altri. La richiesta di giustizia genera maturità, la richiesta di giustificazione genera sottomissione e immaturità. 

Nonostante tutto questo, però, la voce di Gesù, liberata e ricollocata nella sua verità storica, compresa nella sua vera grandezza non senza averne colto anche i limiti, alimenta ancora oggi il desiderio di giustizia e suscita una grande forza liberatrice.

*** Vito MANCUSO, 1962, teologo, filosofo, saggista I quattro maestri, Garzanti, 2020


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