In genere il mondo manageriale frequenta poco la cultura classica. E quando lo fa, la piega ai suoi interessi.
Come nel caso di questo proverbio latino: 'Bis dat qui cito dat'. Cioè: dà due volte chi dà velocemente.
Che ho sentito creativamente trasformato, da un manager in vena di esibizionismo umanistico, in 'Bis agit qui cito agit'.
Ovviamente, la sua intenzione, mentre lo enunciava pomposamente, beandosi di un latino che una volta tanto interrompeva la sequela di termini inglesi con cui solitamente annegava l'interlocutore, era quella di glorificare il mito dell'azione, sempre e comunque, anche a scapito della riflessione e del dubbio. Confondendo decisionismo con decisionalità. E di fatto giustificando l'agire come 'fine', avendone scordato la natura essenziale di 'mezzo' (si agisce per).
Può darsi che agire velocemente sia agire due volte. Ma è anche così, rimuovendo il pensiero che infastidisce l'azione e libera, patologicamente, l''acting out', che si moltiplicano le cazzate.
Manageriali e non solo.
Forse sarebbe bene lasciare il latino al latino.
Anche se l'invito a 'dare con sollecitudine', se vogliamo 'dare due volte', si capisce che sia poco adatto ad un mondo che è più abituato a 'prendere'.
Pure oltre due volte.
Pure oltre due volte.
Doni e carità sono alquanto incongrui con la logica della competizione sfrenata per il profitto.
*** Massimo Ferrario, Quando un manager parla latino, per Mixtura
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