Insomma, la storia è questa. Ero al bar sotto casa con mio figlio. Non ci siamo visti per un mese e lui mi stava raccontando delle cose, io pensavo “madre santa, in un mese si è fatto ancora più uomo, mi parla con la voce di Platinette dopo due pacchetti di Marlboro” e insomma avevo tutte quelle sensazioni di stupore misto a paura mista a nostalgia mista a “non può tornare a gattonare anche solo per un paio d’ore, fare finta per me?”.
Mentre penso queste cose simulando allegria, mi cade l’occhio sulla coppia seduta a un tavolo dietro di lui.
Sono due ragazzi sui 30 anni, lui le bacia la testa, lei è distratta da qualcosa che sta sfogliando col sorriso. Provo a focalizzare meglio e capisco. Riconosco le immagini inequivocabili di un’ecografia. Di quel primo album di foto dei nostri figli, quando sono una diapositiva sbavata, informe, galleggiante. Quando sono la nostra attesa. Quando in quelle foto ci ostiniamo a immaginare un sorriso.
Guardano e riguardano le immagini, lei le fotografa, le manda a qualcuno, forse a sua mamma, a un’amica, alla sorella.
Lui le bacia la testa. Di nuovo. Poi brindano, lei con un caffè e lui con un succo di frutta. Si baciano.
Io riguardo mio figlio. Vedo i 14 anni che sono passati, il presente tra noi e quel pezzo di futuro lì dietro, sullo sfondo, e penso che la vita sia una cosa bellissima, nonostante tutto.
Nonostante l’adolescenza, perfino.
Auguri ragazzi, chiunque voi siate.
*** Selvaggia LUCARELLI, giornalista e scrittrice, facebook, 8 settembre 2019, qui
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