Vi siete mai chiesti come può viverla, un ragazzino di prima media, che dopo un mese insieme a un prof magari valido e capace deve dirgli addio, ricominciare tutto daccapo, nuovo metodo di studio, nuovo rapporto, nuovo tutto?
Ve lo dico io: male, molto male. È come sperare di costruire una casa che stia in piedi cambiando ogni due giorni fondamenta, materiali e progetto. Dura eh?
Oppure: cosa penserà della scuola un altro che si vede fino a dicembre solo supplenti di altre materie, che giocoforza ovviamente dopo un po’ si ritrovano a fare essenzialmente i baby-sitter più che gli insegnanti?
O, infine – ed è uno dei problemi più gravi – come andranno le cose in quelle classi dove ci sarà bisogno dell’insegnante di sostegno che proprio non ci sarà, e non fino a dicembre ma per tutto l’anno, visti gli ultimi tagli?
Pensate forse che siano stupidi? Che non le vedano certe cose? Cosa possono mai pensare della scuola, se vedono che fin dall’inizio manca proprio l’aspetto più importante, cioè gli insegnanti?
Ma come pretendiamo che credano ancora in questa istituzione, se i primi a non crederci, a non investire fondi ed energie, non dico per migliorarla ma per farla stare quantomeno in piedi, sono gli stessi che la dirigono?
Dappertutto si parla di disaffezione dei nostri ragazzi verso lo studio, di quanto non vedano più nella scuola un modo per realizzare sé stessi: be’ io credo che loro siano esattamente il riflesso di come la vedono quelli che da lassù la guidano.
Da qui, soprattutto da qui, si vede quanto ci tengono al nostro futuro.
*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, estratto da Come possono i ragazzi credere nella scuola, se ovunque vedono cattedre vuote?, 'illibraio.it', 1 settembre 2019, qui e anche facebook, 1 settembre 2019, qui
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