«... Non c’è la verità. Ci sono le verità. E sono tutte giuste, e tutte false. Ma l’unica che interessa a me è quella che emerge dai documenti del processo. Qualsiasi cosa lei mi raccontasse, romperebbe il nostro patto. Se si proclamasse innocente, non le crederei: gli imputati colpevoli sono i più grandi bugiardi del mondo. Se confessasse di aver ucciso suo marito, non riuscirei più a leggere negli atti del processo gli elementi a suo favore, Antonella» l’uomo anziano sfiorò i capelli della giovane donna con una mano e la investì con uno sguardo addolcito da un affetto paterno, «un avvocato difensore non deve sapere se l’imputato è colpevole o innocente. Deve sapere solo se sembra colpevole o innocente. Per convincere il giudice devo ragionare come lui, conoscere esattamente le stesse cose che conosce lui. Vale a dire le apparenze. La verità non conta, è inutile, come tutte le cose pure, come la perfezione, come la fatica dell’onestà.»
*** Francesco CARINGELLA, 1965, magistrato, scrittore, Oltre ogni ragionevole dubbio, Mondadori, 2019
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