Fammi restare in silenzio
concedimi di scendere in strada
di camminare da solo
senza ammalarmi, senza sudare
tenendo l’angustia vicina alla gioia
nelle tasche di un cappotto invernale
e custodirle in silenzio
ugualmente lontane dalle mani
e dal cuore.
Dammi uno, due giorni
non altro, per portare insonne qui in giro
il rumore profondo che fanno
perché ho un inquieto bisogno di continuare a sperare
di sapere che da qualche parte mi aspetta
qualcuno
che forse lo merito ancora.
Fammi una seconda domanda
e se non rispondo
domandami ancora
concedimi questo miserevole tempo
senza pensare al giudizio che si accompagna alla morte.
Se non rispondo, comprendi
è solo paura, paura che sia troppo tardi
che tutto rimanga innamorato
incompiuto
per sempre
lontano.
*** Massimo SALVADORI, poeta e insegnante, Preghiera della sera, 'larivistaintelligente.it', 14 marzo 2019, qui
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