Oltre 40 anni fa Michele Ferrero scrisse ai responsabili da lui nominati elencando in 17 punti chiave le Norme-Guida per la gestione dei collaboratori.
Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante
1 - Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio:
* Dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”
* Preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi
* Non date loro l’impressione che siate sulle spine
* Non fateli mai sentire “piccoli”
* La sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro.
2 - Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori, essi crederanno nelle scelte a cui hanno concorso.
3 - Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti e discutetene prima della loro attuazione con gli interessati.
4 - Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, quelli sfavorevoli comunicateli solo quando necessario, in quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare.
5 - I vostri interventi siano sempre tempestivi: “Troppo tardi” è pericoloso quanto “Troppo presto”.
6 - Agite sulle cause più che sul comportamento.
7 - Considerate i problemi nel loro aspetto generale e non perdetevi nei dettagli, lasciate ai dipendenti un certo margine di tolleranza.
8 - Siate sempre umani.
9 - Non chiedete cose impossibili.
10 - Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli.
11 - Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.
12 - Non pretendete di essere tutto per i vostri collaboratori, in questo caso finireste per essere niente.
13 - Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono.
14 - Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.
15 - Non prendete mai decisioni sotto l’influsso dell’ira, della premura, della delusione, della preoccupazione, ma demandatele a quando il vostro giudizio potrà essere più sereno.
16 - Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano.
17 - Se non credete in questi principi, rinunciate ad essere capi.
*** Michele FERRERO, 1925-2015, imprenditore, Ai capi: norme-guida per il personale, emanate in Ferrero una quarantina di anni fa, 'Gazzetta d'Alba'', 14 febbraio 2019, qui
Mi permetto di aggiungere tre osservazioni:
(a) - Non basta 'dire' perché al dire segua il 'fare'. Ma il 'dire' è premessa indispensabile perché poi 'si faccia'. Specie se chi lo dice ha l'autorità per fare e per far fare. E, di conseguenza, ha il potere per controllare che il fare venga fatto.
(b) - L'incoerenza fra il dire e il fare, in quanto umana, è da sempre abbondantemente diffusa in ogni azienda. Il punto non è sognarne l'azzeramento (impossibile), ma attivarsi per contenerla: meglio, per minimizzarla (possibilissimo, anche se faticoso). La condizione perché ciò avvenga è che si voglia fare. E voler fare, in questo caso, significa premiare chi segue le regole e penalizzare chi non le segue. Il che non avviene se, in una azienda, i casi di chi fa carriera fregandosene bellamente e impudentemente delle 'persone' (anzi: 'camminandovi sopra') sono tanti e, soprattutto, ben visibili e noti a tutti. Gli esempi, anche negativi, sono formazione: tutto il resto è chiacchiera. O aria, più o meno fritta, che serve solo a spostare altra aria nelle convention.
(c) - Queste regole sono di 40 anni fa. E sono più attuali che mai. Ma francamente credo che la loro osservanza, oggi, sia sempre più difficile e rara: mi viene da dire che oggi rischiano di suonare quasi 'sovversive'. Perché, per quel poco/tanto che conosco del mondo aziendale che ho frequentato per una quarantina di anni nella veste di consulente/formatore, vedo in atto una 'regressione culturale' spaventosa, soprattutto acceleratasi negli ultimi tempi. Del resto è spiegabile: Michele Ferrero qui parla di capi che si rivolgono a 'individui' ('persone'). Noi, da anni ormai, abbiamo sostituito 'persone' con 'risorse' (umane). Quando abbiamo operato questo passaggio, abbiamo implicitamente autorizzato la successiva attuale trasformazione delle 'risorse' in 'pedine' (usa-e-getta). Le 'persone' non ci sono più: esistono solo nella retorica manageriale, quando ci si dimentica di chiamarle 'risorse' (dunque quasi mai). Certo, le parole non sono tutto. Ma 'significano'. Oppure sono 'blabla'. Come per lo più sono oggi. (mf)
In Mixtura ark #Mosquito qui
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