La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che una superintelligenza artificiale non sia in grado di mostrare emozioni umane come l’amore o l’odio. Quindi non ci dovrebbe essere ragione di aspettarsi che questa ci prenda in antipatia o assuma intenzionalmente atteggiamenti malevoli verso di noi. Beh, non è molto ma almeno è una buona notizia. Ma l’intelligenza artificiale è programmata per raggiungere degli obiettivi utili, e non è detto che per raggiungerli segua gli stessi canoni comportamentali a cui noi umani siamo arrivati attraverso millenni di convivenza (qualcosa che possiamo identificare con il concetto di cultura). Se chiedi a un’auto intelligente e obbediente di portarti all’aeroporto il più velocemente possibile potresti arrivare anche prima del previsto, ma con i capelli ritti in testa e una nausea devastante, e magari avendo travolto un paio di vecchietti, che non hanno fatto in tempo a scansarsi, e centrato un cagnolino.
D’altra parte anche noi umani per raggiungere i nostri obiettivi non abbiamo mai guardato troppo per il sottile, e dei danni causati agli altri esseri viventi presenti sul pianeta ce ne siamo decisamente «fregati». Prendiamo un ingegnere a cui viene chiesto di progettare una diga: forse che tra le varie questioni da risolvere c’è come salvare da morte certa i milioni di formiche che abitano i vari formicai sparsi nel bosco che verranno sommersi dall’acqua? La risposta dell’ingegnere è «peccato per le formiche». Bene, forse è il caso di riflettere sul fatto che con una superintelligenza in giro le formiche potremmo essere noi.
*** Gianfranco PACCHIONI, 1954, chimico, ricercatore, prorettore per la ricerca all'università Milano Bicocca, L'ultimo sapiens. Viaggio al termine della nostra specie, Il Mulino, 2019
In Mixtura ark #Mosquito qui
Nessun commento:
Posta un commento