Non sono tre bestie, come dice il sindaco di San Giorgio a Cremano, i tre ragazzi (italiani) che hanno violentato una ragazza nell’ascensore della stazione locale. E non è chiudendoli in cella e buttando la chiave che si risolverà il problema generale. Non basta la repressione per frenare quella forza che spinge gli uomini a considerare le donne come semplici oggetti del proprio desiderio, a perenne e obbligata disposizione dei propri istinti. A vedere i corpi femminili come carne attorno a un buco. Bisogna avere il coraggio di dirlo: in molti uomini, anche se miti e tranquilli, alberga la stessa violenza manifestata da quei ragazzi. Violenza che si manifesta in molti altri modi, meno visibili ma altrettanto terribili, in atti quotidiani di umiliazione e sopraffazione.
Non si tratta di restare umani; si tratta per molti uomini di diventare umani. È un processo lungo, che non inizierà mai se facciamo finta che non esista il problema. Non è rinchiudendo il mostro in carcere che cambierà qualcosa. Il mostro resterà comunque fuori.
Non c’è da sentirsi in colpa o attaccati in quanto uomini. C’è da lavorare sull’essere, finalmente, umani.
*** Andrea COLAMEDICI, filosofo, editore di Tlon, facebook, 6 marzo 2019, qui
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