Doriano MARANGON,
La comunicazione emozionale.
Storytelling, approcci cognitivi e social media
pagine 165, € 18,00 Carocci editore, 2019
Da ormai oltre un lustro sono uscito dal mercato della consulenza e della formazione e uno dei vantaggi di cui posso godere è che non sono più obbligato a seguire l'infinita saggistica che, tra l'inutile, il futile e lo scopiazzato, ridonda sui temi del management, della leadership e, più in generale, del comportamento organizzativo.
Com'è noto, manager e professionisti del mondo delle imprese non brillano per essere ai primi posti degli indici di acculturamento, sia generale che specialistico, e sempre meno si rivelano abituali frequentatori di librerie. Eppure, anche tra i miei ex-colleghi non mancano figure che non hanno perso la capacità, e la voglia, di pensare e di divulgare le loro riflessioni.
Doriano Marangon è uno di questi: e non lo dico perché lo conosco da una vita (di altri che pure conosco non direi: e basta stare zitti per evitare i complimenti insinceri), ma perché lo testimoniano i suoi scritti.
La comunicazione emozionale (Carocci, 2019), dopo il più generale Il comportamento organizzativo (Carocci, 2015, di cui avevo già avevo avuto modo di dire in 'Mixtura' (qui), è il suo secondo volume. E il fuoco, stavolta, è su un argomento classico, la 'comunicazione', da anni affrontato in lungo e in largo, non sempre con competenza e profondità e spesso banalizzato, in Italia e all'estero: del resto, Google, a conferma di quanto questo argomento resti saldamente in hit parade, restituisce ad oggi oltre 220 mila occorrenze di riferimenti soltanto in lingua italiana.
Su una questione tanto indagata parrebbe non doversi aggiungere più nulla. Invece, e qui sta l'interesse, ma anche la piacevolezza culturale del breve saggio di cui qui stiamo parlando, Doriano Marangon, ex-manager del personale di grande azienda e consulente ormai stagionato, con esperienza pluriennale di conduzione di master al Mip di Milano, è capace di proporci un'analisi precisa, puntuale e stimolante di differenti stili comunicazionali, tutti efficaci ma di diverso impatto.
Lo fa in due modi.
Prima di tutto scavando dentro l'aggettivo 'emozionale', grazie a una impalcatura minima, ma 'potente', semplice e accattivante, costruita su di una 'teoria' in grado di razionalizzare e, come dice l'etimologia greca, di far 'vedere' cose che spesso non vediamo anche se ne subiamo l'inconsapevole influenza; e, secondariamente, ricorrendo a una serie numerosa di esempi concreti, presi dal campo, costituiti da discorsi famosi di un mix diversissimo di personaggi noti: soprattutto politici, imprenditori, papi, ma anche uno scrittore protagonista della letteratura statunitense in uno di quei discorsi ai neolaureati tanto diffusi nel costume di oltreoceano.
Scorrono così, in una carrellata sostenuta da una scrittura fluida, piana, ordinata e sempre coinvolgente anche per l'inappuntabile chiarezza espressiva, figure storiche come John F. Kennedy e Giovanni XXIII, Adriano Olivetti e Franco Mattei, David Foster Wallace e Steve Jobs, accanto a quelle più contemporanee di Papa Francesco e Sergio Marchionne, Donald Trump e Hillary Clinton, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, Pier Luigi Bersani e Giuliano Pisapia.
Magari non sempre le analisi sui testi presentati sono condivisibili in ogni loro singola e specifica sfaccettatura, ma anche quando il lettore potrebbe eccepire su qualche valutazione, il godimento intellettuale, nell'insieme, è assicurato e la teoria che fa da supporto alle singole osservazioni risulta sostanzialmente validata.
Chi mi conosce sa che da sempre seguo un motto che per me rappresenta una bussola di orientamento imprescindibile. Sta tutto in tre verbi che ritengo cruciali: 'condividere, dissentire, comunque (ri)pensare'. Al di là del consenso/dissenso manifestabile verso i tanti stimoli che quotidianamente ci piovono addosso, ancor più importante credo sia l'incontro con quegli stimoli (forse gli unici veri) che ci spingono a qualche (ri)pensamento. Quando questo avviene, siamo in presenza di un momento prezioso. E anche per questo, almeno per quanto mi riguarda, ringrazio Doriano Marangon.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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L'achiever è spesso breve nelle sue esposizioni, cerca la sintesi delle idee che vuole affermare e punta su elementi pratici e concreti. Spesso propone delle scommesse, delle sfide di varia natura per raggiungere obiettivi complessi.
Al contrario, l'analyzer è molto esaustivo, cerca di approfondire tutti gli elementi di interesse, basandosi sugli aspetti teorici e sui concetti. Una tecnica che può utilizzare è la messa in evidenza dei pro e dei contro: tutte le ipotesi proposte sono vagliate da questa prospettiva legata ai rischi, che in genere le persone che posseggono questo approccio non amano particolarmente, poiché l'importante è essere razionalmente coerenti. Le sue presentazioni sono composte da molte slide piene di informazioni e di dettagli. Nel caso di discorsi che non si avvalgono di supporti grafici o visivi fa ricorso a spiegazioni dettagliate, riferimenti ad attività svolte, numeri in abbondanza, mostrando una ricerca di solidità argomentativa ed evidenziando tutte le alternative possibili, le prove che testimoniano la bontà del suo percorso intellettuale.
All'opposto avremo il dreamer, che si muove sul versante tipicamente emozionale, mostrando un forte interesse per gli aspetti dell'immaginazione e visivi. Ha l'atteggiamento mentale intuitivo e in alcuni casi potrebbe non essere chiarissimo, poiché conta su collegamenti non sempre apparenti a prima vista.
L'ultimo approccio cognitivo è quello dell'organizer, colui che segue un metodo, un piano ben definito, rappresentato quando possibile da schemi e organizzato per punti; ama fare liste, in cui si identificano facilmente delle gerarchie.
(Doriano Marangon, La comunicazione emozionale. Storytelling, approcci cognitivi e social media, Carocci editore, 2019)
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Lo fa in due modi.
Prima di tutto scavando dentro l'aggettivo 'emozionale', grazie a una impalcatura minima, ma 'potente', semplice e accattivante, costruita su di una 'teoria' in grado di razionalizzare e, come dice l'etimologia greca, di far 'vedere' cose che spesso non vediamo anche se ne subiamo l'inconsapevole influenza; e, secondariamente, ricorrendo a una serie numerosa di esempi concreti, presi dal campo, costituiti da discorsi famosi di un mix diversissimo di personaggi noti: soprattutto politici, imprenditori, papi, ma anche uno scrittore protagonista della letteratura statunitense in uno di quei discorsi ai neolaureati tanto diffusi nel costume di oltreoceano.
Scorrono così, in una carrellata sostenuta da una scrittura fluida, piana, ordinata e sempre coinvolgente anche per l'inappuntabile chiarezza espressiva, figure storiche come John F. Kennedy e Giovanni XXIII, Adriano Olivetti e Franco Mattei, David Foster Wallace e Steve Jobs, accanto a quelle più contemporanee di Papa Francesco e Sergio Marchionne, Donald Trump e Hillary Clinton, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, Pier Luigi Bersani e Giuliano Pisapia.
Magari non sempre le analisi sui testi presentati sono condivisibili in ogni loro singola e specifica sfaccettatura, ma anche quando il lettore potrebbe eccepire su qualche valutazione, il godimento intellettuale, nell'insieme, è assicurato e la teoria che fa da supporto alle singole osservazioni risulta sostanzialmente validata.
Chi mi conosce sa che da sempre seguo un motto che per me rappresenta una bussola di orientamento imprescindibile. Sta tutto in tre verbi che ritengo cruciali: 'condividere, dissentire, comunque (ri)pensare'. Al di là del consenso/dissenso manifestabile verso i tanti stimoli che quotidianamente ci piovono addosso, ancor più importante credo sia l'incontro con quegli stimoli (forse gli unici veri) che ci spingono a qualche (ri)pensamento. Quando questo avviene, siamo in presenza di un momento prezioso. E anche per questo, almeno per quanto mi riguarda, ringrazio Doriano Marangon.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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L'achiever è spesso breve nelle sue esposizioni, cerca la sintesi delle idee che vuole affermare e punta su elementi pratici e concreti. Spesso propone delle scommesse, delle sfide di varia natura per raggiungere obiettivi complessi.
Al contrario, l'analyzer è molto esaustivo, cerca di approfondire tutti gli elementi di interesse, basandosi sugli aspetti teorici e sui concetti. Una tecnica che può utilizzare è la messa in evidenza dei pro e dei contro: tutte le ipotesi proposte sono vagliate da questa prospettiva legata ai rischi, che in genere le persone che posseggono questo approccio non amano particolarmente, poiché l'importante è essere razionalmente coerenti. Le sue presentazioni sono composte da molte slide piene di informazioni e di dettagli. Nel caso di discorsi che non si avvalgono di supporti grafici o visivi fa ricorso a spiegazioni dettagliate, riferimenti ad attività svolte, numeri in abbondanza, mostrando una ricerca di solidità argomentativa ed evidenziando tutte le alternative possibili, le prove che testimoniano la bontà del suo percorso intellettuale.
All'opposto avremo il dreamer, che si muove sul versante tipicamente emozionale, mostrando un forte interesse per gli aspetti dell'immaginazione e visivi. Ha l'atteggiamento mentale intuitivo e in alcuni casi potrebbe non essere chiarissimo, poiché conta su collegamenti non sempre apparenti a prima vista.
L'ultimo approccio cognitivo è quello dell'organizer, colui che segue un metodo, un piano ben definito, rappresentato quando possibile da schemi e organizzato per punti; ama fare liste, in cui si identificano facilmente delle gerarchie.
(Doriano Marangon, La comunicazione emozionale. Storytelling, approcci cognitivi e social media, Carocci editore, 2019)
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