La prima condizione affinché prevalga un sistema totalitario, è la paralisi dello stato democratico, cioè, una insanabile discordanza tra il vecchio sistema politico e la vita sociale radicalmente modificata; la seconda condizione è che il collasso dello stato giovi anzitutto al partito d’opposizione e conduca a esso le grandi masse, come al solo partito capace di creare un nuovo ordine; la terza condizione è che questo si riveli impreparato all’arduo compito e contribuisca anzi ad aumentare il disordine esistente, mancando in pieno alle speranze in esso riposte. Quando queste premesse sono consumate, e nessuno ne può più, irrompe sulla scena il partito totalitario. Se esso non ha alla sua testa un imbecille, ha molte probabilità di arrivare al potere. È vero, una classe dirigente dispone, fino al giorno del cambiamento di regime, di tutti i mezzi materiali per difendersi. Ma difetta della volontà, della capacità, del coraggio di servirsene, e questi sono gli attributi essenziali del dominare. Prima di essere battuta e spodestata fisicamente, essa è spiritualmente già vinta. Si mantiene in piedi per forza d’inerzia, miope abulica acefala, affetta dalle malattie senili del formalismo del legalitarismo. Essa continua a prestar culto alle formule e a trincerarsi dietro il rispetto formale delle leggi e della procedura, ma queste giovano più ai suoi avversari che alla democrazia ed ora hanno un effetto contrario di quello per il quale erano state ideate.
*** Ignazio SILONE, 1900-1978, scrittore, drammaturgo, politico, La scuola dei dittatori, prima in tedesco nel 1938, Zurigo, poi in italiano, Mondadori, 1962
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