Tra uno spudoratamente falso che non fa nulla per nascondere la sua falsità e uno vergognosamente falso che cerca in ogni modo di apparire sincero e in buona fede non scelgo nessuno.
E butto dalla torre entrambi.
Dall’altezza più alta possibile.
Confesso però che il mio disprezzo, se possibile ancora più profondo, tenderebbe ad andare al secondo.
Da certi dati empirici che sembrano confermarsi ogni giorno credo di essere in buona compagnia.
E questo spiega perché, almeno in Italia, alcuni personaggi politici, distintisi per macroscopico fallimento nei risultati promessi e incredibile inverecondia dei comportamenti pubblicamente tenuti, vengano fatti risorgere a nuova vita, mentre altri, che vendevano rottamazione e 'cambiaverso' in direzione di un nuovo Paradiso di cui solo loro sarebbero stati unici artefici, continuino miseramente ad affondare tra il godimento soddisfatto dei milioni che si sono ritirati a guardare come finirà la partita.
Se resta ingiustificabile, a parere mio, non usare la torre per fare sfracellare al suolo entrambe le insopportabili tipologie di disonesti, in qualche modo si comprende perché venga alla fine preferita una onesta e non nascosta falsità ad una onestà lampantemente finta, che trasuda furbizia e malafede da ogni poro della pelle.
Insomma: il disonesto rozzamente trasparente risulta più accattivante di un disonesto studiatamente travestito da onesto.
Per l'ovvia ragione che se ambedue ti prendono per i fondelli il secondo lo fa in modo ancora più subdolo del primo.
*** Massimo Ferrario, Scegliere tra disonesti, se non si vuole usare la torre, per Mixtura
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