mercoledì 3 gennaio 2018

#MOSQUITO / L'attesa, anche per creare (Andrea Köhler)

Amo le fasi di passaggio, i tempi di transizione, quando le cose ancora sono indefinite. Amo l’“ora blu” che già promette l’arrivo della notte, anche questa molto più di un passaggio verso un mattino che ritorna fedele. Chi è capace di aspettare sa cosa significa vivere al modo verbale della possibilità. Ma ogni attesa diventa un’occasione persa, se rimane soltanto una possibilità. La vita ci sfugge per via delle false speranze che ci fanno ignorare i dati di fatto – o, come amiamo dire, «tenere aperte tutte le opzioni» (...).

Non ci sono né crescita né sviluppo senza attesa, pensiamo alla gravidanza, alla pubertà o al raccoglimento e alla titubanza che precedono un atto creativo. Per Kafka era «l’esitazione prima della nascita». Chi attende immagina ciò che avverrà, spesso contemplando la possibilità che non avvenga, ed è per questo che l’attesa, la quale mantiene il desiderio sotto controllo, è il nostro primo grande risultato di civiltà. Freud la definì «rinuncia pulsionale», ed è all’origine di qualunque simbolizzazione. La vita consiste di solito in una successione di istanti dal ritmo irregolare, alternati a momenti in cui il flusso delle aspettative si arresta e all’improvviso ci sentiamo bloccati. Da quando tendiamo a sacrificare il ritmo ondeggiante del tempo che scorre in favore di una cronica simultaneità, le pause ci appaiono più che altro come intoppi e interferenze.

*** Andrea KÖHLER, giornalista e saggista tedesca, L'arte dell'attesa, 2016, Add editore, 2017, traduzione di Daniela Idra.


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