Abelardo che si allontana,
si sgretolavano le tegole delle case,
nello sbattere
dei miei piedi contro i muri.
Le strade strette,
intensamente percorse
(tra gioielli,
mercanti, elemosine),
non esistevano più.
Solo un cielo incendiato
– lontanissimo e superficiale –
uno spettro provvisorio di luce.
Il mondo crollava.
*** Silvia Eugenia CASTILLERO, 1963, saggista e poetessa messicana, Addio, da Eloìsa, 2010, traduzione di Alessio Brandolini, ‘Fili d’quilone’, n. 31, settembre 2013, qui
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