L'uscita dal Pd di Michela Marzano dopo l'approvazione della legge Cirinnà (da lei giudicata "importantissima", ma incompleta e compromissoria) è un gesto serio e meditato.
I tempi del renzismo, che sono febbrili (nel bene e nel male), lasciano poco tempo per la discussione, ed è un peccato.
La vecchia sinistra dibatteva troppo, e nelle proprie parole annegava. Quella nuova considera la dialettica una inutile scocciatura, ed è il difetto uguale e contrario. (È la verbosità dei padri che ha generato figli dalla parole così spicce?) Peccato, perché il tema è notevole, ben al di là della questione dei diritti.
Spiega infatti Marzano che «non può non essere coerente con se stessa» - è docente di filosofia morale e sa quello che dice. Ma in un ipotetico dibattito le chiederei se il fine dell'attività politica è essere coerenti con se stessi; o se la natura stessa della politica, che è attività collettiva per eccellenza, non preveda deroghe, anche molto faticose, e perfino dolorose, alla coerenza con se stessi; anche perché la politica non ha come parametro il sé, ma quel guazzabuglio che è la società.
Ma poi: se i coerenti se ne vanno, a chi lasciano la politica? Ai soli incoerenti?
*** Michele SERRA, giornalista, scrittore, 'l'amaca', 'la Repubblica', 13 maggio 2016, qui
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Caro Michele Serra, hai ragione che i tempi del renzismo sono febbrili (nel bene e nel male), ma forse il tempo della discussione possiamo prendercelo non credi? È per questo che, prima ancora di cercare di risponderti, ti ringrazio per l’opportunità che mi dai oggi con la tua «Amaca» di iniziare un dibattito che può, quindi, anche non essere solo ipotetico.
È vero, e hai ragione nel ricordarlo, che ho parlato di «coerenza» per spiegare la mia uscita dal Gruppo Parlamentare del PD dopo l’approvazione delle legge sulle unioni civili - che continuo a reputare importante e necessaria, ma non sufficiente e, sul capitolo dei bambini che continuano a essere penalizzati in ragione dell’orientamento sessuale dei genitori, proprio brutta. La coerenza cui però ho fatto riferimento, non è tanto o solo « con me stessa ». Se fosse questo il problema, sarebbe stato poco interessante, anzi banale. « I am not that important » mi disse un giorno un amico, e credo che sia vero per chiunque di noi. La coerenza che mi interessa, è quella con gli ideali etici e morali che giustificano - o dovrebbero giustificare - l’impegno in politica. E quindi soprattutto la coerenza con l’uguaglianza di tutte e di tutti. Un’uguaglianza che resta, almeno per me, la stella polare della sinistra. Un’uguaglianza che non si può sempre e solo invocare, prima di continuare a trattare alcune persone come « meno uguali » rispetto alle altre.
La politica, scrivi giustamente, non ha come parametro il sé, ma la società. Ma è proprio la società che avevo in mente quando ho parlato di coerenza. Non è un caso che abbia citato nella mia lettera di dimissioni Jean Guehenno e il suo invito a « non seguire il mondo come va ». Il mio gesto, in fondo, è solo questo: una testimonianza del fatto che si può, e talvolta si deve, non seguire il mondo come va. Credo che l’integrità e la coerenza siano valori che la politica, se vuole veramente recuperare la fiducia dei cittadini, dovrebbe cercare di rivalutare.
PS - Visto che parli di «fatica» e «dolore» mi permetto di parlare del dolore e della fatica di questa mia scelta. Dal gelo che mi ha accolto ieri in Aula, dove in tanti hanno smesso non solo di salutarmi, ma anche di guardarmi negli occhi, alle tantissime mail di chi, invitandomi a tornare a Parigi, mi hanno dato dell’ingrata, dell’arrogante o della poveretta (e tralascio gli insulti o le minacce, che non meritano nemmeno di essere citate). Ma va bene così. In fondo, sono stata io a scegliere di non seguire il mondo come va, no?
*** Michela MARZANO, filosofa, risposta a Michele Serra, 'facebook', 14 maggio 2016, qui
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