Venti scrittori italiani sono su un pulmino e devono raggiungere la casa dell'ambasciatore, dove sono invitati a cena.
Guida il pulmino un autista indiano e indiano è anche il fotografo ufficiale che segue gli scrittori, mentre la guida del gruppo è una ragazza araba. All'autista viene consegnato l'indirizzo dove deve portare il gruppo, ma dopo venti minuti di giri a vuoto l'autista rivela di non saper leggere e di aver annuito davanti all'indirizzo solo per non ammettere di essere analfabeta.
C'è panico, ma non tutto è perduto, perché il fotografo indiano conosce la strada e si offre di indicarla all'autista, se questi segue le sue direttive. L'autista non ci sta: il fotografo è di una casta inferiore alla sua e lui non intende prendere ordini di guida da un inferiore.
Il fotografo dà quindi le indicazioni della strada in inglese alla guida araba, che in inglese le ripete all'autista, che l'inglese lo parla a stento e si perde altre otto volte, maturando ulteriore ritardo.
Perché cercare il senso, quando il non senso è così interessante?
*** Michela MURGIA, scrittrice, Multiculturalismo in Abu Dhabi. Una storia di strade perdute, 'facebook, 4 maggio 2016, qui
In Mixtura altri 4 contributi di Michela Murgia qui (compresa una mia recensione al suo libro Chirù, Einaudi, 2015)
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