È uno dei paradossi contemporanei: nella società edonistica in cui viviamo sempre più persone non godono di alcun vero piacere. Soffrono, addirittura, del non sapere cosa dà o potrebbe dar loro brividi di godimento, per cui – non immaginando – neppure riescono a cercarlo.
Perché? I motivi sono cinque.
Il primo chiama in causa l’effetto abbondanza: è talmente vasta l’offerta che la domanda avvizzisce. Il troppo stroppia, avvertivano i nostri avi; oppure, è la rarità ad attrarre, secondo certi psico-sociologi alla Cialdini.
Il secondo motivo ha a che fare con il dovere: l’obbligo di godere spesso inibisce il piacere, che è tale perchè libero, scelto, magari proibito.
Il terzo evoca l’educazione autoritaria ed edonòfoba, forte in passato e ancora – seppur meno – diffusa: quella che non magnifica e non testimonia le gioie dell’esistenza, finendo per creare individui infelici e severi con sé stessi.
Il quarto motivo c’entra con la solitudine: molti piaceri di fatto si sperimentano con un partner e/o con altri (io, per esempio, non amo andare al cinema da solo), il che spiega perché tanti umani non possano essere felici nella società dell’iper-individualismo.
L’ultimo è più sottile ma non meno potente: per provare piacere nel vivere, spesso è indispensabile star bene con sé stessi, farsi buona compagnia, aversi come amico. Troppi, invece, non si danno piacere e quindi divengono sterili, insensibili ai godimenti relazionali.
*** Enrico FINZI, ricercatore sociale, fondatore e direttore di Sòno, Piacere!, blog 'enricofinzi.it', 5 maggio 2020, qui
Lucas CRANACH, 1472-1553
pittore tedesco
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