mercoledì 20 maggio 2020

#LINGUA_ITALIANA / Come se uno chef stellato (Vera Gheno)

Mi cade l'occhio sulla condivisione di un'iniziativa culturale di altissimo livello, legata al mondo della scuola e della formazione, nella quale è coinvolto uno studioso di lingua italiana di altissimissimo livello. Nel titolo dell'articolo condiviso campeggia un bel "perchè".

Ora. Lungi da me essere grammarnazi. Partiamo dal presupposto che la lingua è un codice, che funziona in base a una serie di convenzioni e che le convenzioni possono cambiare, anzi, tendono a cambiare. Prendiamo anche atto del fatto che se un "errore" diventa la forma largamente prevalente, presto o tardi le grammatiche ne terranno conto (è successo tante volte, dal latino a ora, e continuerà a succedere: ad esempio, "lastrico" deriva da "astracum" con concrezione, cioè inglobamento, dell'articolo). Non è una prospettiva che mi sconvolge più di tanto.

Tuttavia, in questo momento storico, "perché" si scrive tendenzialmente con l'accento acuto (per motivi di pronuncia, legati a loro volta a questioni etimologiche, ecc. ecc.). Quindi, benché non vada in giro a sventolare il mio ditino alzato per far notare l'errore, vederlo nella condivisione di un evento legato al mondo della scuola e della linguistica mi fa un effetto strano.

Come se uno chef stellato avesse cucinato un piatto ricercatissimo, con materie prime di alta qualità, lo avesse impiattato di tutto punto e poi lo servisse personalmente al commensale del locale di lusso con il pollice infilato nel condimento.

*** Vera GHENO, sociolinguista, facebook, 17 maggio 2020, qui


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